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ATTUALITÀ

Catania: Operazione “Fake Bank”, 2 arresti e 18 notifiche due avvisi conclusione indagine

Guardia di finanza

CATANIA – Su delega della Procura della Repubblica, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catania e del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari emessa dal G.I.P. del Tribunale etneo nei confronti di 2 persone (agli arresti domiciliari) indagate, in concorso con altri 18 soggetti, per bancarotta fraudolenta, falso in prospetto, ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza e aggiotaggio per fatti attinenti allo stato d’insolvenza della “Banca Sviluppo Economico s.p.a.” (Banca BASE) dichiarato dal Tribunale civile di Catania nel dicembre 2018 (pronuncia poi confermata in appello nell’aprile 2019).

Destinatari della misura degli arresti domiciliari:

Pietro BOTTINO (cl.1956), legale rappresentante e presidente del C.D.A. di Banca BASE dall’aprile 2013 al 13 febbraio 2018 (data del commissariamento dell’istituto di credito);

Gaetano SANNOLO (cl.1972), direttore generale di Banca BASE, dal maggio 2016 al 13 febbraio 2018 e, nei fatti, factotum di BOTTINO.

L’investigazione, condotta dal Nucleo di Polizia Economico- Finanziaria di Catania (Gruppo Tutela Economia) e dal Nucleo Speciale di Polizia Valutaria (Gruppo Tutela del Risparmio), coordinata da questa Procura Distrettuale, ha consentito di tracciare la perpetrazione ripetuta di illecite condotte operate dalla governance della banca etnea finalizzate a rappresentare una situazione patrimoniale non corrispondente alla realtà, compiendo, al contempo, operazioni finanziarie anti-economiche e dissipative del patrimonio societario anche in dispregio dei vincoli imposti dalla normativa di settore e dall’Autorità di Vigilanza.

 

Banca BASE (banca c.d. ad azionariato diffuso) nasceva nel 2007, con la sottoscrizione del capitale da parte di 226 soci fondatori. Nel febbraio del 2009, con l’apertura degli sportelli di Catania e Misterbianco (CT), Banca BASE iniziava a esercitare l’attività bancaria. Nel corso del suo decennio di vita, l’istituto di credito veniva sottoposto a quattro attività ispettive di Bankitalia, dalle quali, sin dall’inizio, era possibile desumere concrete difficoltà nella realizzazione del progetto industriale per il mancato sviluppo di adeguati volumi operativi in grado di sostenere la redditività, quest’ultima subito fortemente incisa da perdite su crediti.

Le quattro ispezioni dell’Autorità di vigilanza (2010, 2013, 2015-2016, 2017-2018), conclusisi con giudizi progressivamente sempre più sfavorevoli, con la comminazione di sanzioni amministrative a carico degli organi direttivi e con l’imposizione di prescrizioni di salvaguardia (mai osservate), fotografavano una Banca in cattivo stato di salute caratterizzato dall’imprudente e spregiudicata concessione di prestiti e affidamenti in assenza di garanzie reali e da apporti partecipativi sempre poco trasparenti. Già nel giugno 2016, Bankitalia imponeva a Banca BASE di avviare un piano di ripatrimonializzazione attraverso l’intervento di partner bancari di adeguato livello e, nel frattempo, vietava l’erogazione di nuove linee di credito e l’ampliamento di quelle esistenti. I richiami di Bankitalia venivano completamente disattesi e, all’esito dell’ultima ispezione, è la stessa Authority che richiedeva e otteneva il commissariamento dell’Istituto bancario catanese decretato dall’Assessorato Economia, Finanze e Credito della Regione Siciliana in data 13 febbraio 2018. Con l’insediamento del Commissario straordinario è emersa la drammatica situazione di illiquidità di Banca BASE che portava alla sospensione, per tre mesi, del pagamento di qualsiasi passività e della restituzione di strumenti finanziari alla clientela. I duemila correntisti, addirittura, potevano prelevare presso gli ATM solo 250 euro (fatta eccezione per il denaro accreditato dopo il 14 febbraio per il cui prelievo non venivano fissati limiti). Nello stesso periodo (aprile 2018), veniva perfezionata: la cessione di tutte le attività e passività di Banca BASE a favore di Banca Agricola Popolare di Ragusa (BAPR) al prezzo simbolico di 1 euro poiché la massa debitoria stimata in 4,5 milioni di euro veniva ripianata con risorse provenienti dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi;  l’apertura della liquidazione coatta amministrativa.

Il Tribunale Civile di Catania, in accoglimento dell’istanza del commissario liquidatore, in data 24 dicembre 2018, dichiarava lo stato di insolvenza di Banca BASE poi confermato in appello con sentenza dell’aprile del 2019. Lo stato passivo depositato di Banca BASE ammontava ad oltre 38 milioni di euro.

Le investigazioni delle Fiamme Gialle – consistite nell’esecuzione di perquisizioni presso le sedi e i domicili dei soggetti coinvolti nonché di intercettazioni telematiche e di analisi documentali – hanno messo in luce una serie di operazioni commerciali fasulle, non rispondenti alle ordinarie logiche economiche, funzionali a un mero “abbellimento” dei bilanci e concretamente idonee a minare l’integrità del patrimonio di Banca BASE. Tra queste, esemplificativamente, si riportano le seguenti:

una cessione di una partita di crediti, ormai “carta straccia”, dal valore nominale di 5 milioni di euro, valutati al netto per 250 mila euro, per un corrispettivo di 300 mila euro a favore della società modenese, con uffici operativi a Napoli, “COOPERFIN S.P.A.”; tra le anomalie di questa vendita di crediti sofferenti, realizzata il giorno prima della chiusura del I trimestre 2016, spiccano il passaggio totale dei rischi a carico della “COOPERFIN”, la quale avrebbe dovuto corrispondere un importo superiore allo stesso valore netto delle attività acquisite; in altre parole, nel bilancio di Banca BASE il portafoglio di 124 crediti sofferenti viene sostituito con un credito nei confronti della società acquirente;

alla fine del III trimestre 2017, si ripete lo schema operativo appena descritto: una nuova cessione (“pro-soluto”) di crediti deteriorati, dal valore nominale di 670 mila euro al prezzo di 450 mila euro, a favore di una società sprovvista di consistenza patrimoniale, la “PROTEBE’ S.P.A.”; solo in parte, i componenti degli organi amministrativi e di controllo segnalavano l’esistenza di molteplici conflitti di interesse: amministratori e sindaci di Banca BASE ricoprivano medesimi incarichi nella PROTEBE’; ma l’elemento più inquietante era rappresentato dal fatto che il capitale sociale della PROTEBE’ proveniva da risorse finanziarie messe a disposizione da Pietro BOTTINO a favore della proprietà “formale”; tale conflitto d’interesse, mai palesato, portava Banca BASE a realizzare un’ulteriore operazione “opaca” senza che il consiglio di amministrazione e il collegio sindacale fossero messi a conoscenza che era in corso di realizzazione un’operazione con un soggetto collegato; ancora una volta, dunque, un maquillage dei bilanci che, nei fatti, pur eliminando dalle attività dei crediti sofferenti vedeva l’iscrizione di un credito nei confronti di una società “figlia” dell’ex Presidente BOTTINO che non avrebbe mai onorato il debito contratto.

I Finanzieri del Nucleo P.E.F. di Catania e del Nucleo di Polizia Valutaria di Roma hanno poi posto la loro attenzione alla palese inosservanza degli obblighi imposti da Bankitalia. Nello specifico, attesa la rilevata eccessiva esposizione al rischio di perdite su erogazioni già concesse, l’Autorità di Vigilanza imponeva, nel giugno 2016, il divieto a Banca BASE di “erogare ulteriore finanza” e, quindi, concedere nuovi prestiti. Dall’esame degli stessi verbali del C.D.A. di BASE, veniva, invece, rilevata la costante, ripetuta concessione di ulteriori sconfinamenti (attraverso, ad esempio, il pagamento di assegni tratti in assenza di fondi sul conto o ben oltre la capienza del fido già concesso) a favore di numerosi clienti. Tali erogazioni, malcelate in sconfinamenti e extrafidi, raggiungevano il picco di oltre 1 milione di euro nel maggio 2017.

Come già accennato, sempre nel giugno 2016, Bankitalia richiedeva al management di Banca BASE di avviare un effettivo processo di ripatrimonializzazione mediante l’integrazione con un gruppo bancario di adeguato livello o attraverso l’ingresso di un qualificato investitore professionale. In quest’ambito, i due soggetti arrestati BOTTINO – SANNOLO realizzavano, al cospetto del C.D.A. di Banca BASE e degli ispettori di Bankitalia, la seguente messa in scena: qualche giorno prima del commissariamento, BOTTINO informava i consiglieri del C.D.A. di aver acquisito un ordine di pagamento proveniente dalla società britannica “IFINA” pari a 2,5 milioni di euro che sarebbero stati destinati alla ricapitalizzazione di BASE. La lettera in questione, priva di data e sulla cui autenticità si nutrono forti dubbi, vedeva un cittadino di nazionalità giordana, qualificato quale socio del Gruppo IFINA, disporre l’esecuzione di un bonifico del citato importo a favore della Banca catanese. L’operazione di capitalizzazione che, secondo BOTTINO, avrebbe messo in salvo Banca BASE, doveva realizzarsi attraverso l’intervento di una Banca degli Emirati Arabi e una società maltese. Anche qualora una simile operazione di immissione di liquidità in Banca BASE fosse stata realizzabile, a dir poco non trasparenti apparivano i reali investitori e palese era la difficoltà di risalire ai reali possessori delle disponibilità vista la presenza anche di soggetti collocati in giurisdizioni non cooperative (tra le quali, Cayman). A tutto questo va aggiunto l’intermediazione di un soggetto italiano gravato da precedenti specifici per attività finanziaria abusiva, truffa, appropriazione indebita, formazione fittizia del capitale e ostacolo all’esercizio delle funzioni di vigilanza, bancarotta, trasferimento fraudolento di valori nonché il rinvenimento da parte delle Fiamme Gialle di file, quasi identici nel contenuto alla lettera e all’ordine di bonifico esibiti da BOTTINO al C.D.A., in alcune e-mail inviate (un giorno prima del C.D.A.) dal responsabile antiriciclaggio di BASE al direttore SANNOLO. Trattasi dell’ennesima operazione commerciale poco trasparente, irrealizzabile per molti versi e tesa a procrastinare la vita di un Istituto creditizio già in stato di dissesto. Nella circostanza, Pietro BOTTINO, addirittura, nel febbraio 2018 (un giorno prima del commissariamento) si affrettava a replicare a un articolo stampa apparso su un quotidiano intitolato “Banca Base, c’è rischio di liquidazione coatta – ultima ispezione di Banca d’Italia e dimissioni da parte dell’organo di controllo gettano ombre sull’istituto di Bottino”: quest’ultimo arrivava ad affermare che le informazioni contenute nel citato articolo erano “… oggettivamente destituite di fondamento e atte, per la gravità intrinseca dei contenuti, a produrre un effetto destabilizzante per l’attività istituzionale di banca BASE, in considerazione dell’idoneità a minare il rapporto di fiducia con la clientela e l’azionariato e a turbare il mercato”, rassicurando, quindi, la clientela e l’azionariato che “… sono avvenuti, sotto l’attuale gestione, due distinti aumenti di capitale a dimostrazione dell’affidabilità dell’istituto, mentre è in dirittura d’arrivo una nuova operazione di ripatrimonializzazione mediante l’intervento di investitori internazionali”.

Ulteriore condotta illecita attribuita all’allora Presidente di Banca BASE, Pietro BOTTINO, si concretizzava nella redazione e presentazione in CONSOB del prospetto di offerta, documento contenente dati patrimoniali di rilievo per orientare le scelte degli investitori e propedeutico all’aumento di capitale imposto dall’Autorità di Vigilanza dopo che lo stesso, per effetto di perdite su crediti, era sceso sotto la soglia dei 10 milioni di euro. In tale prospetto, BOTTINO, ricevuto mandato dal C.D.A., indicava un valore sovrastimato dei fondi propri della Banca così traendo in inganno gli eventuali finanziatori di capitale proprio. A tale rappresentazione ingannevole va aggiunto che, nel corso di un’ispezione di Bankitalia, sono state individuate varie posizioni creditizie per le quali Banca BASE non aveva applicato sufficienti e prudenziali accantonamenti così comunicando alle autorità del settore dati non veritieri ostacolandone le funzioni di vigilanza. Da ultimo, la sottoscrizione di nuovi azionisti nel 2015 avveniva prevalentemente a Roma e non a Catania come autorizzato dalla CONSOB: addirittura per eludere tale vincolo i modelli di sottoscrizione riportavano falsamente quale località Catania e non Roma; in altre parole, si realizzava un’offerta di titoli fuori sede abusiva.

La celere e meticolosa investigazione economico-finanziaria degli specialisti della Guardia di Finanza ha dunque definitivamente fatto luce sulle responsabilità e le ragioni del fallimento dell’istituto creditizio catanese sulla cui operatività avevano mal posto la loro fiducia imprese e risparmiatori.

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Premio Distribuzione “Atena Nike” al film “Fuori Scuola”

Al via il contributo per l’esito finale della promozione del premio distribuzione Atena Nike, edizione 2024.

Il patron del premio Fabio Saccuzzo (nel video), insieme alla direttrice artistica Gabriella Carlucci, quest’anno hanno voluto dare spazio, all’interno della kermesse Atena Nike ad un percorso che spesso risulta carente o addirittura assente nella filiera cinematografica, la distribuzione dei progetti nelle sale e nelle piattaforme.

La consegna dei premi, per questa edizione avvenuta nello splendido scenario del teatro greco di Tindari, ha visto dunque anche il riconoscimento di una sezione speciale dedicato alla distribuzione di un film indipendente, opera prima e che trattasse tematiche sociali, argomento in linea con lo spirito del premio Atena Nike.

Il film designato dalla direzione artistica, presieduta da Gabriella Carlucci e dell’ideatore del Premio, Fabio Saccuzzo è Fuori Scuola, per la regia di Mario Spinocchio.

Tanti gli artisti coinvolti, da Alessandro Haber ad Antonella Ponziani, Francesca Rettondini, Salvo Saverio D’Angelo e tanti i ragazzi connessi con le scuole che hanno partecipato alla realizzazione del progetto filmico.

Il premio distribuzione – afferma il patron Fabio Saccuzzo – è uno stimolo ed un segnale, che nel piccolo si vuol dare all’industria cinematografica, affinché si attuassero delle politiche di garanzia volte ad assicurare che un progetto realizzato con i criteri previsti possa vedere le luci della sala cinematografica, spesso film realizzati e da nessuno visti. IL dicastero della cultura si è mosso in tal senso, con non poche polemiche, con lo spirito di valorizzare, attraverso un riordino di costi, le opere ed i progetti realizzati.”

Il premio Atena Nike per la distribuzione offre, al film premiato, la visibilità in più di 50 sale in tutta la penisola.

Dopo l’anteprima regionale in Sicilia del 19 settembre scorso all’Arena Adua Catania, seguiranno:

DAL 26 AL 30 settembre – PUGLIA SALA FARINA FOGGIA ORE 19.00

01 ottobre – PUGLIA SALA FARINA FOGGIA ORE 19.00

02 ottobre – LIGURIA CINEMA ALBATROS ORE 18.00

07 ottobre – CALABRIA CINEMA SAN NICOLA COSENZA ORE 20.00

08 ottobre – SICILIA CINEMA AURORA SIRACUSA ORE 19.00 ORE 20.45

11 ottobre – LAZIO CINEMA DELLE PROVINCE ROMA ORE 20.30

12 ottobre – LAZIO CINEMA ALFELLINI GROTTAFERRATA ORE 22.30

17 ottobre – SICILIA CINEMA MARGHERITA ACIREALE ORE 18.00 ORE 21.00

DAL 19 AL 23 ottobre – CALABRIA CINEMA TEATRO GARIBALDI POLISTENA (RC) ORE 21.30

23 ottobre – CALABRIA SUPERCINEMA CATANZARO ORE 20.30

29 ottobre – BASILICATA CINEMA COMUNALE ORE 18.00 – 19.45 – 21.30

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Da Buenos Aires alla Sicilia: <<Premio Fedeltà>> a Martin Lopez, che da 27 anni trascorre le vacanze a Taormina

“Premio fedeltà” ad un autentico amico della città del centauro. A ricevere uno speciale riconoscimento dalle mani del sindaco, Cateno De Luca e dell’assessore, Mario Quattrocchi, è stato, Martin Lopez che vive a Buenos Aires e svolge la professione di avvocato, giurista, magistrato e pubblico ministero. Da 27 anni arriva puntualmente a Taormina a trascorrere le sue vacanze. Alloggia nelle stanze dell’hotel “Capo Taormina”. Figlio di madre italiana ha tante amicizie nella capitale del turismo isolano, come quella del calibro del noto imprenditore, Rocco Frisone ed altri che hanno contribuito a far cogliere, appieno, il fascino di una Taormina vecchio stampo. Mauro Romano

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Taormina, il ”commercialista anonimo”: <<Caro affitti, il Comune non può andare al rialzo>>

Il “commercialista anonimo”, comunque uno dei piú giovani che opera a Taormina ha effettuato un’attenta analisi di cosa potrebbe accadere a seguito del fenomeno del caro affitti. “Da professionista – scrive – del settore, su questi argomenti posso sicuramente dire la mia in proposito… Il dramma è, che se l’Ente comunale fa valutazioni assolutamente fuori mercato al rialzo (in assoluta antitesi col passato, dove le faceva fuori mercato al ribasso), ci sarà una pletora di proprietari di casa che si ingolosiranno e inizieranno ad aumentare forsennatamente gli affitti dei loro immobili (situazione già in essere dall’avvento dei grandi marchi) che genererà un feedback negativo sulla possibilità di gestire questi immobili da parte di imprenditori “normali”… Perchè purtroppo e di semplici numeri parliamo, 1 + 1 fa 2 e non può di certo fare 5 o 6… Cioè, se abbiamo costi di locazione che superano del 20% il valore delle vendite, già siamo in una realtà deficitaria… e se un immobile costa in termini di locazione 1.047.600,00 (87.300 x 12), significa che l’azienda dovrebbe avere introiti al netto dell’iva per circa 5 milioni di euro (ai quali si deve aggiungere il 10 o il 22% in base al tipo di attività che si va a svolgere…)… E quindi, mi chiedo, quale locale potrebbe fare cifre del genere in un paese come Taormina il cui centro è vissuto da scarsi 5000 abitanti e tutti gli introiti vengono da turisti e avventori?…. Quali attività si possono realizzare nei locali della “Giara”, (di cui vanno anche rivisti gli spazi per situazioni legate alla sicurezza) che non siano quelle già svolte in passato (night, bar, ristorante, discoteca)?… Le bacchette magiche in economia non esistono e se ci sono alcune attività che possono vantare numeri da capogiro, sono solo quelle legate ai brand del lusso e dei nomi più in auge (mica tutti e tutte le tipologie di merci hanno gli stessi risultati…), che fanno della scarsità di prodotti e di punti vendita un fattore di forza per poter piazzare ricarichi stellari da 30 a 40 volte più del costo di produzione, il tutto ovviamente dettato dalle leggi di domanda e offerta… ma come dicevo prima, sapientemente orientata (le leggi di domanda e offerta intendo) dalle politiche economiche di marketing e di promozione di queste grandi maison… Esempio ne è stato a Taormina la fragorosa apertura di Dior, coincisa (per scelta e non per caso) con l’apertura del rinnovato San Domenico (con il brand Four Season facente parte dello stesso grupppo) trainato a sua volta da tutte le vicende della fiction americana White Lotus (prodotta dalla stessa Four Season)… Appunto tutte scelte strategiche che hanno garantito il primo posto al mondo per entrambe le attività rispetto ai loro colleghi di brand nel 2022… Detto questo, chi mai può pensare, che anche aprendo un altro nome clamoroso a Taormina (ormai ne rimangono pochi…) possa riuscire a duplicare gli stessi risultati ottenuti da questi qui sopra in un periodo eccezionale (primo anno fuori dal Covi) e con una torta ancora intonsa?… Ovviamente ci si regola con la capacità produttiva di un locale commerciale e con il suo posizionamento logistico più o meno favorevole rispetto ad altri simili… Ma se a Taormina possono starci 5000 residenti e 8000 villeggianti in hotel e altri 7000 villeggianti in strutture extra alberghiere (e sto allargando alla grande!)… ebbene ci sono “solo” 20mila persone che possono essere interessate o incoraggiate ad acquistare… ovviamente considerando che sui 20 mila indicati (e larghi pure) siano tutti potenziali acquirenti, quindi bambini e vecchi compresi… Come si fa a paragonarsi a realtà come NewYork o Parigi o Londra o qualsiasi altra città del globo che abbia milioni di cittadini e decine di migliaia di turisti o avventori e nelle quali la capacità di vendita è 10/50/100 volte maggiore che qui?… Allora lì si che possono essere giustificati gli affitti a 5 zeri… ma qui?.

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