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CRONACA

Caltanissetta, vendevano auto rubate o con documenti falsi a ignari acquirenti: eseguite esegue 9 misure cautelari

CALTANISSETTA – La Polizia di Stato ha eseguito, nel corso delle indagini preliminari, nove misure cautelari emesse dal Giudice per le Indagini Preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica Distrettuale di Caltanissetta. Cinque dei nove indagati attinti dal provvedimento cautelare sono indiziati, a vario titolo, di aver promosso, costituito e partecipato a un’associazione per delinquere allo scopo di reperire autoveicoli – acquisiti illecitamente attraverso truffe realizzate ai danni di società finanziarie e comportanti l’utilizzo di documenti falsi ovvero provenienti dai reati di furto o appropriazione indebita commessi in territorio campano e siciliano – da rivendere a terzi ignari per ottenerne un profitto, gli addebiti temporanei, pertanto, sono quelli di: falsità materiale commessa dal privato in atti pubblici, possesso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi, truffa, ricettazione e riciclaggio.
Gli altri quattro indagati interessati dal provvedimento cautelare sono indiziati di aver commesso alcuni dei reati scopo dell’associazione. L’indagine ha avuto origine da alcuni controlli effettuati dalla Sezione Polizia Stradale di Caltanissetta nel 2020, in quanto vi era il fondato sospetto che sul territorio della provincia nissena operasse un gruppo di soggetti dedito all’acquisto di veicoli di origine illecita. Fondamentale la segnalazione da parte di alcuni cittadini vittime di truffe.
Le indagini avviate dalla Squadra Mobile e dalla Sezione della Polizia Stradale, coordinate dalla Procura della Repubblica di Caltanissetta, sostanzialmente, hanno permesso di ricostruire il modus operandi messo in atto dagli odierni indagati.
In particolare, gli indagati avrebbero rivenduto automobili oggetto di furti o di appropriazioni indebite ai danni di società di leasing e i cui segni di riconoscimento, in alcuni casi, risultavano manomessi, così da poterne occultare la provenienza delittuosa. Tale attività illecita destava particolare preoccupazione stante la pluralità e l’elevato numero delle persone offese, individuabili tanto nei soggetti vittime dei furti e delle appropriazioni indebite, quanto negli ignari acquirenti di autovetture di origine illecita, peraltro di elevato significativo commerciale. La lunga e complessa attività d’indagine della Polizia di Stato ha permesso di individuare 54 veicoli di provenienza illecita rivenduti ad ignari cittadini, per un valore complessivo di oltre un milione di euro; gli ignari acquirenti hanno subito anche il sequestro delle vetture non ottenendo il dovuto ristoro delle somme pagate quale corrispettivo.
Secondo i gravi indizi ritenuti dal G.I.P., gli indagati avrebbero agito secondo schemi più o meno complessi escogitati al fine di dissimulare l’origine illecita degli autoveicoli commercializzati, tra cui la sostituzione delle targhe a seguito della presentazione di false denunce di smarrimento, la formazione di atti notarili falsi o, ancora, l’utilizzo di autoveicoli con la numerazione del telaio ribattuta simulandone la provenienza estera.
In tale ultimo caso sarebbe stata prodotta documentazione falsa attestante la titolarità del veicolo, così da consentirne la circolazione nel mercato lecito. I nuovi dati identificativi inseriti erano quelli di autovetture effettivamente esistenti e circolanti in uno Stato estero, che, in tal modo, venivano “clonate”. Successivamente, le medesime autovetture sarebbero state “ri-nazionalizzate”, così simulandone – documentalmente – la loro importazione dall’estero (ove in realtà continuava a circolare l’originale veicolo “clonato” in Italia utilizzando mezzi oggetto di illecita sottrazione).
Gli indagati nell’ambito della presente operazione sarebbero entrati in gioco proprio in questa seconda fase occupandosi, dopo aver ricevuto le autovetture falsamente importate dall’estero, di trasferirle rapidamente ad ignari acquirenti ad un prezzo lievemente inferiore a quello di mercato.
I 54 veicoli individuati durante le indagini sono tutti circolanti in diverse regioni italiane ed in quasi tutte le provincie siciliane. Sussistendo un fondato motivo di ritenere che gli indagati fossero ancora in piena operatività, i Pubblici Ministeri titolari delle indagini, oltre a richiedere l’applicazione delle misure cautelari personali, hanno richiesto al Giudice per le Indagini Preliminari di disporre il sequestro preventivo di nove autovetture, del valore complessivo di 200.000 euro. I veicoli sono stati sequestrati questa mattina nelle città di San Cataldo, Agrigento, Catania, Avellino e Reggio Calabria.
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CRONACA

Catania, controlli serrati della Polizia nei ristoranti del centro: elevate sanzioni per oltre 30mila euro

Proseguono senza sosta i controlli della Polizia di Stato nei ristoranti del centro storico per verificare il rispetto delle regole prescritte alle attività commerciali e per accertare la genuinità degli alimenti a tutela della salute dei consumatori.

Le serrate attività, disposte dal Questore di Catania, si sono concentrate questa volta nelle zone di piazza Federico II di Svevia e Largo Rosolino Pilo e hanno visto in campo gli agenti della Divisione Anticrimine e della Squadra Volanti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della Questura di Catania, unitamente al personale del Corpo Forestale dello Stato, dell’Ispettorato del Lavoro del Servizio Veterinario e del Servizio Igiene Pubblica e dello Spresal dell’Asp di Catania, in sinergia con la Polizia Locale “Annona”.

La Polizia di Stato, oltre ad aver curato il mantenimento dell’ordine e della sicurezza pubblica, ha provveduto a sottoporre a controllo tutti i lavoratori e i titolari dei ristoranti attenzionati. Alcune delle persone identificate sono risultate già note alle forze dell’ordine per reati di vario genere.

Gli enti della task force, coordinata dalla Polizia di Stato, non hanno tralasciato alcun aspetto, a cominciare dall’osservanza delle norme legate all’impiego del personale dipendente, come pure per verificare la presenza delle necessarie autorizzazioni per la vendita degli alimenti, la tracciabilità dei prodotti e l’adempimento di tutte le prescrizioni della normativa di settore.

Nel primo controllo, nel ristorante di piazza Castello Ursino è stata scoperta l’irregolarità della posizione di quattro lavoratori risultati in “nero” con sanzioni per 13 mila euro. Le sanzioni sono aumentate perché nei precedenti controlli effettuati al medesimo ristorante, meno di un anno fa, erano già stati individuati diversi lavoratori irregolari.

A riguardo, l’Ispettorato del Lavoro ha disposto la sospensione dell’attività.

Inoltre, i forestali e i medici dell’Asp hanno constatato la mancanza di tracciabilità di circa 150 chilogrammi di carni, equina, bovina e suina, presenti nel laboratorio cucina. L’impossibilità di determinare l’esatta provenienza delle carni ha determinato il sequestro e la conseguente distruzione degli alimenti, nonché la contestazione della sanzione amministrativa di 1500 euro. Per la stessa ragione, sono stati sequestrati anche 35 litri di vino rosso, con sanzioni, anche in questo caso, pari a 1500 euro.

Queste verifiche hanno come obiettivo prioritario quello di tutelare i clienti da condotte illecite che possano mettere in pericolo la salute pubblica.

Sempre nel ristorante di piazza Castello Ursino, lo Spresal ha constatato l’ostruzione delle uscite d’emergenza, nonché l’irregolarità dell’impianto elettrico, l’insufficienza dello spogliatoio e del bagno, con l’applicazione di ulteriori sanzioni per un ammontare di 6 mila euro. Nello stesso locale, il personale del Servizio Igiene dell’Asp ha prescritto l’abbattimento di barriere architettoniche, la sostituzione della pavimentazione ammalorata in più parti, nonché la sostituzione degli aspiratori dei servizi igienici dei clienti non funzionanti e la realizzazione di protezioni adeguate dagli insetti provenienti dall’esterno.

Anche la Polizia Locale ha riscontrato gravi infrazioni relative all’occupazione abusiva del suolo pubblico, con il titolare che aveva triplicato arbitrariamente lo spazio autorizzato, posizionando tavoli e sedie sul marciapiede, e alla presenza di una veranda esterna risultata priva di autorizzazione, con possibili abusi edilizi, dal momento che, in centro storico, non può essere autorizzata alcuna veranda, a tutela dell’architettura urbana. Per questa ragione, verranno effettuati ulteriori accertamenti.

Nel secondo controllo, che ha riguardato un fast food di cibo orientale di Largo Rosolino Pilo, ritrovo per molti giovani, è stata accertata la presenza di un lavoratore in “nero” con la conseguente contestazione della sanzione di 4500 euro. I controlli hanno riguardato anche le autorizzazioni necessarie per la vendita degli alimenti e la tracciabilità dei prodotti, con i forestali e i medici dell’Asp che hanno riscontrato la mancata tracciabilità di 5 chili di prodotti ittici, nello specifico gamberoni, e di 2 chili di olio, con complessiva sanzione amministrativa di 3 mila euro. Un’altra sanzione di 1500 euro è scattata per la mancanza della tabella con gli ingredienti.

La Polizia Locale, invece, ha constatato l’abusiva occupazione del suolo pubblico e la vendita di alcoolici e superalcolici senza autorizzazione, con l’applicazione delle sanzioni previste di oltre 1500 euro.

Per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, lo Spresal ha rilevato l’irregolarità dell’impianto elettrico, l’assenza della cassetta di primo soccorso, lo spogliatoio e i bagni non a norma per un totale di oltre 6 mila euro di sanzioni. Inoltre, il Servizio Igiene dell’ASP ha accertato la mancanza di aspiratori d’aria nel bagno avventori, il frigo congelatore ubicato nella parte antistante del locale cucina solo parzialmente funzionante con cibi all’interno e carenza di pulizia, prescrivendo, pertanto, la pittura delle pareti del locale.

Anche in questo caso, l’Ispettorato del Lavoro ha disposto la sospensione dell’attività imprenditoriale.

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CRONACA

Adrano, a lezione di legalità: la Polizia di Stato incontra gli studenti dell’I.C. Canonico Bascetta

Una lezione speciale della Polizia di Stato per gli studenti dell’Istituto Comprensivo “Canonico Vincenzo Bascetta” di Adrano.

Nel solco delle iniziative di prossimità promosse dalla Questura di Catania il Commissariato di Pubblica Sicurezza di Adrano ha organizzato una serie di incontri presso gli istituti scolastici ubicati nel territorio di competenza al fine di sensibilizzare gli studenti su alcuni dei temi di maggiore attualità e, in particolare, sui seguenti argomenti: il bullismo e il cyberbullismo, la violenza di genere, l’uso di sostanze stupefacenti e le conseguenze sotto il profilo giuridico.

Nella giornata di giovedì scorso gli agenti del Commissariato si sono confrontati con gli alunni dell’Istituto Comprensivo “Canonico Vincenzo Bascetta”, dedicando in questo caso un particolare focus sul fenomeno legato al bullismo e al cyberbullismo.

A dialogare con gli alunni è stato il Vice Questore Dott. Vincenzo Sangiorgio, Vice Dirigente del Commissariato di Adrano, che ha risposto alle domande poste dai ragazzi su diversi temi e sulle attività che, giornalmente, vengono svolte dai poliziotti proprio rispetto a questo fenomeno, instaurando così un vivace dibattito.

L’attività è stata voluta dal Dirigente scolastico e dall’equipe di docenti, che si occupano di tale tematica, ed è stata subito accolta dalla Questura di Catania, impegnata, come già detto, in analoghe iniziative, durante l’intero anno scolastico, per promuovere la cultura della legalità negli Istituti scolastici del catanese, interpretando così lo spirito della missione della Polizia di Stato “esserci sempre”.

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CRONACA

Catania, non si fermano all’alt della Polizia e fuggono tra le vie del quartiere Picanello: due arresti

I due giovani, a bordo di un’auto, anziché fermarsi all’alt intimato dagli agenti della squadra Volanti della Questura di Catania, fermi per effettuare un posto di controllo a Piazza Europa, hanno accelerato bruscamente, rischiando peraltro di travolgere uno dei poliziotti.

Due giovani pusher catanesi, rispettivamente di 20 e 23 anni, sono stati arrestati dalla Polizia di Stato dopo aver tentato di sfuggire ad un posto di controllo in piazza Europa.

I poliziotti hanno tallonato l’auto, senza mai perdere di vista i fuggitivi che si sono diretti verso via Asiago, compiendo manovre azzardate e pericolose inversioni di marcia.

La folle corsa dei due è proseguita per le vie del quartiere Picanello fino a giungere in prossimità di viale Mediterraneo dove il conducente ha perso il controllo del veicolo, sbandando probabilmente anche per la leggera pioggia.

I due malfattori, però, non si sono arresi; scesi dall’auto frettolosamente, hanno cercato di proseguire la fuga a piedi, ma sono stati subito raggiunti e fermati dai poliziotti che, in sicurezza, li hanno portati all’interno della volante per procedere a tutti i necessari controlli, nonostante la resistenza opposta.

I poliziotti hanno, quindi, eseguito mirati accertamenti anche sull’autovettura dalla quale proveniva un forte odore di sostanza stupefacente. In effetti, all’interno del mezzo sono stati trovati alcuni trita erba e circa 1000 euro in contanti. Alla luce di ciò, ritenendo probabile lo svolgimento di un’attività di spaccio da parte dei due, sono state svolte ulteriori verifiche e perquisizioni nelle rispettive abitazioni. Le intuizioni dei poliziotti si sono rivelate fondate, considerato che nella casa del 23enne sono stati trovati 330 grammi di marijuana, confezionata in singole dosi pronte per la vendita nascoste all’interno dell’armadio della sua stanza, e circa 3 mila euro in contanti, ritenuto provento dell’attività di spaccio, mentre nell’appartamento del 20enne sono stati rinvenuti 13 grammi di marijuana, celati nel comodino della stanza da letto.

Tutta la droga è stata sequestrata e i due giovani, che non hanno mai smesso di proferire frasi minacciose nei confronti degli agenti, sono stati arrestati per detenzione di sostanza stupefacente ai fini di spaccio e per resistenza a pubblico ufficiale. Su disposizione del PM di turno, sono stati condotti in carcere e all’esito del giudizio di convalida al 23enne sono state applicate le misure dell’obbligo di dimora e dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

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