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CRONACA

Catania, operazione contro il traffico di essere umani: eseguito il fermo di 25 persone

CATANIA – La Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Catania – ha coordinato le attività svolte dalla Polizia di Stato, che ha posto in stato di fermo di indiziato di delitto i sotto indicati cittadini extracomunitari

  1. BALDE Zeynoule Abidine, maliano, classe ’90, tratto in arresto a Pavia;
  2. BERTHE Fode, ivoriano, classe ‘94¸ tratto in arresto a Genova;
  3. DIALLO Mamadi, ivoriano, classe ‘99¸ tratto in arresto a Genova;
  4. DIARRASSOUBA Souleymane, ivoriano, classe’96, tratto in arresto a Genova;
  5. KEITA Ibrahim, ivoriano, classe ’97, tratto in arresto a Genova;
  6. SANOGO Alfousseni, ivoriano, classe ’99, tratto in arresto a Genova;
  7. TOUMA Hadara Arouna, del Burkina Faso, classe ’99, tratto in arresto a Genova;
  8. DOUMBOUYA Sidiki, guineano, classe ’92, tratto in arresto a Savona;
  9. KONE Yacouba, ivoriano, classe ’97, tratto in arresto a Castellamonte (TO);
  10. BAYOKO Djiguiba, ivoriano, classe ’99, tratto in arresto a Castellamonte (TO);
  11. KONATE Yaya, ivoriano, classe ’99, tratto in arresto a Caluso (TO);
  12. KADOUNO Abdoulaye Eder, guineano, classe ’96, tratto in arresto a Rimini;
  13. BAMBA Abdoul Kader, ivoriano, classe ‘97, tratto in arresto a Fossano (CN);
  14. BAMBA Souleymane, ivoriano, classe ‘97, tratto in arresto a Fossano (CN);
  15. DIAKITE Amadou, guineano, classe ‘89, tratto in arresto ad Asti;
  16. SANGARÈ Ali, guineano, classe ‘98, tratto in arresto a Nizza Monferrato (AT);
  17. FOFANA Siriki nato in Costa d’Avorio, classe ‘96, tratto in arresto a La Spezia

in quanto gravemente indiziati di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravata dall’aver agito in più di dieci persone e dei reati-fine di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina pluriaggravati dall’avere agito in più di tre persone in concorso tra loro, di avere commesso il fatto al fine di trarne profitto anche indiretto e dalla transnazionalità.

Le indagini, sfociate nell’emissione del citato decreto di fermo, venivano originate dalla vicenda relativa ad una  minore straniera non accompagnata giunta in data 25.1.2021 presso il  porto di Augusta, collocata presso una struttura sita nel catanese ma fermamente intenzionata a raggiungere la Francia seguendo le indicazioni avute in Libia da una donna che l’aveva avvicinata mentre ivi si trovava in attesa di imbarco e che le si era presentata come sorella di un soggetto che, in Italia, si occupava di far completare il lungo  viaggio dal paese di origine sino alla Francia passando per l’Italia (soggetto che sarebbe stato  individuato nell’indagato KADOUNO Abdoulaye Eder) e del quale forniva il contatto telefonico.

La minore, giunta in Italia e collocata in struttura per minori stranieri non accompagnati, se ne allontanava affidandosi alle cure del soggetto indicatole in Libia e grazie all’operato di questo ultimo e di altri indagati, riusciva a fuggire per tre volte dalle comunità in cui veniva ospitata sino a  raggiungere il territorio francese.

L’impegno investigativo dedicato alla vicenda di questa minore, caratterizzato da attività di tipo tradizionale e tecnico, permetteva da subito di focalizzare l’attenzione su alcuni soggetti di cittadinanza guineana e ivoriana coinvolti nel trasferimento in Francia della predetta e, partendo da questi soggetti, consentiva di individuare un articolato sodalizio criminale di matrice straniera, a carattere transnazionale, formato da più cellule operative in Africa (Libia, Guinea, Costa d’Avorio, Tunisia e Marocco), in Italia (a Genova, Torino, Asti, Cuneo e Ventimiglia) ed in Francia, dedito al reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina in favore di una clientela (donne, uomini, bambini e addirittura neonati) che, dietro pagamento di somme di danaro, variabili a seconda della natura degli accordi e della tranche di viaggio da eseguire (oscillando da almeno 200,00 euro per il mero passaggio dei confini sino a 1.200,00 euro circa per fasi di viaggio più ampie), si affidava ad esso perché specializzato nella “gestione” dei viaggi per raggiungere altri paesi dell’Unione Europea, in particolare in sconfinamenti verso la Francia.

Le indagini, coordinate da questo Ufficio ed eseguite dalla Squadra Mobile di Catania Sezione Criminalità Straniera e Prostituzione consentivano di acquisire, allo stato degli atti, elementi che dimostrerebbero come i fermati, per lo più francofoni, della Guinea e Costa d’Avorio, sarebbero in grado di garantire al migrante la realizzazione del progetto migratorio nella sua interezza, dal paese di origine a quello di destinazione, attraverso paesi di mero transito (tra i quali l’Italia) con la pattuizione del pagamento di un prezzo per ogni tappa del viaggio, corrisposto alle diverse persone incaricate di curare la singola tratta, utilizzando allo scopo precipuo del raggiungimento del confine francese treni e macchine (più raramente sentieri di montagna) ed offrendo a tal fine tutti i servizi necessari allo “sconfinamento”: dall’organizzazione dello spostamento del migrante dal centro cui veniva affidato in accoglienza dallo Stato italiano -o, comunque, dal luogo dove si trovava- fino al sito dal quale operare il travalicamento dei confini, la fornitura eventuale di documenti falsi (anche di tipo sanitario quali falsi green pass, falsi esiti del test Covid-19 e patenti di guida), la presa in carico del migrante una volta raggiunto sul luogo in prossimità del confine, l’offerta di ospitalità nelle more, comprensiva di vitto ed alloggio, la reiterazione dei tentativi di sconfinamento, la presa in carico ad opera di altri membri una volta raggiunta la Francia.

Il sodalizio risultava avere struttura fluida perché capace di adattarsi ma in ogni caso ben definita quanto ai ruoli: non vi era evidentemente un capo all’apice, ma quattro capi/organizzatori ciascuno per ognuno dei gruppi, quattro entità collettive operanti con una organizzata gestione di risorse umane e materiali, stabilmente a disposizione le une delle altre e sinergicamente attive con metodi illeciti, con la finalità della commissione di plurimi delitti rientranti in un unico superiore progetto associativo che dall’Italia passava soltanto, in quanto iniziava all’estero e terminava all’estero.

Veniva individuata una struttura complessa e articolata del sodalizio, composto fondamentalmente da tre cellule:

una con sede nel piemontese precisamente a Torino (in cui avrebbero operato il leader  KONE Yacouba e gli affiliati KONATE Yaya, BAYOKO Djiguiba ed un terzo soggetto allo stato irreperibile) ed Asti (ove avrebbe agito il cittadino guineano KADOUNO Abdoulaye Eder);

una con sede in Liguria (ove avrebbero operato DOUMBOUYA Sidiki, leader del citato gruppo ed un altro componente dello stesso) ma con un associato dimorante ad Asti (che sarebbe DIAKITE Amadou);

una terza con sede a Ventimiglia ed a sua volta suddivisa in due sottogruppi l’uno riferibile ad un soggetto allo stato irreperibile, leader del gruppo (e che sarebbe composto anche da KEITA Ibrahim e altri due soggetti allo stato irreperibili) e l’altro che sarebbe guidato da SANOGO Alfousseni ( e che sarebbe composto, oltre che dal SANOGO, da TOUMA Hadara Arouna detto Usman, BERTHE Fode, DIALLO Mamadi, BALDE ZEYNOULE Abidine, DIARRASOUBA Souleymane, FOFANA Siriki, BAMBA Souleymane, BAMBA Abdoul Kader, e altri due soggetti allo stato irreperibili )

Accanto a detti gruppi venivano individuati ulteriori due sodali soggetti definibili “cerniera” -che sarebbero SANGARE’ Ali e  un altro soggetto allo stato irreperibile- in quanto non inquadrabili definitivamente come soggetti alle dipendenze esclusive di alcuno dei vari leader o come in collaborazione con uno solo dei gruppi in particolare, ma stabilmente disponibili ad intervenire nella catena di azioni necessarie a garantire le azioni di sconfinamento dei migranti rivoltisi al sodalizio.

Nel corso delle investigazioni emergeva una fibrillazione – scaturita ragionevolmente per contese concernenti il controllo del territorio di riferimento –  tra antagonisti di diversa cittadinanza (da una parte cittadini nigeriani, dall’altra i francofoni), dediti al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina via terra, fibrillazione che potrebbe avere originato una violenta aggressione ai danni di uno dei destinatari del decreto di fermo, allo stato irreperibile.

Ulteriori evidenze investigative emergevano dagli accertamenti patrimoniali svolti sincronicamente alle attività tecniche e tradizionali, accertamenti che permettevano di apprezzare un considerevole giro d’affari: sebbene la maggior parte dei movimenti dei flussi di denaro avvenisse in contanti (soprattutto per la clientela agganciata alla spicciolata in prossimità dei confini) ed un’altra parte attraverso sistemi basati sulla mera fiducia, definita dai monitorati con il termine “landaya”, l’analisi delle postepay in uso ad alcuni degli indagati consentiva di attestare che uno dei sodali aveva effettuato l’acquisto on line di titoli di viaggio in un limitato arco temporale per un ammontare di circa 26.000,00 euro.

L’analisi dei flussi di denaro relativi alle carte postepay utilizzate restituiva per ciascuna un saldo pressoché pari a zero: dette carte venivano infatti utilizzate quali meri contenitori precari, con transazioni complessivamente ammontanti a 800.000,00 euro solo considerando le carte postepay intestate a diversi indagati e dovendosi, comunque, tenere in considerazione che spesso nel settore dello smuggling e del trafficking, i flussi di denaro di rilievo avvengono utilizzando soggetti apparentemente non legati agli autori del reato, onde evitare che operazioni di movimentazione di danaro anomale, reiterate e di un certo rilievo, possano esser foriere di attenzione investigativa.

A ciò va aggiunto che l’attività tecnica permetteva di registrare numerose conversazioni espressamente concernenti la bellezza e le fattezze fisiche delle migranti di sesso femminile gestite dal sodalizio ed in alcuni casi anche di rilevare che le stesse, oltre al pagamento in denaro, corrispondevano prestazioni sessuali, anche quando viaggiavano con figli minori, così potendosi apprezzare ancora una volta l’estrema vulnerabilità delle migranti di sesso femminile il cui inserimento nel flusso migratorio e la dipendenza da trafficanti privi di scrupoli determina una seria esposizione a rischi di sfruttamento e una sovrapposizione tra  percorsi di smuggling e percorsi di trafficking (quasi tutte le migranti emerse nella indagine risultavano in possesso di plurimi indicatori di tratta).

Sempre avuto riguardo alle vulnerabilità, in alcune occasioni emergevano movimentazioni illecite di bambini in tenera età, accompagnati dalle madri e talvolta da esse momentaneamente affidati ad un componente del sodalizio, nonché la strumentalizzazione della condizione di incertezza del migrante il quale, desideroso di portare a termine il proprio progetto migratorio, veniva in qualche modo anche confuso e catturato da una falsa attenzione ai suoi bisogni, funzionale solo ad assicurarsi definitivamente l’affare ed evitare che il migrante si rivolgesse ad altri operatori del medesimo illecito settore di mercato.

In tal senso varie le strategie psicologiche sperimentate e finalizzate alla massimizzazione dei guadagni derivante dal numero sempre maggiore di migranti che si rivolgevano al sodalizio. I fermati, giunti in Italia a partire dal 2016, avrebbero dimostrato una non comune expertise criminale tanto che avrebbero affinato le tecniche di interazione con la clientela sintetizzabili, tra l’altro, nelle parole utilizzate da uno di essi in un dialogo monitorato: “questa è una cosa che ti ho detto mille volte!!! quando parli con un cliente devi per prima cosa farlo partire, guidandolo da dove si trova, sino a farlo giungere a Milano oppure a Ventimiglia… poi dopo gli  puoi chiedere in quale città vuole andare ed infine gli dici il prezzo!!! così hai la certezza di poter trovare un accordo!!! già non arrivano tante persone e quelle poche che arrivano con il tuo modo di lavorare li fai allontanare!!!”. In sostanza, la strategia consisteva nell’imbrigliare il migrante offrendogli quanto da esso atteso e anche di più ed in fretta, portandolo sino ad un punto di avanzamento delle operazioni tale da rendergli impossibile il rifiuto del servizio.

Tra l’altro alcuni degli indagati, avrebbero approfittato in tal senso, del loro inserimento a vario titolo all’interno di strutture di accoglienza per migranti: per un verso accreditandosi presso i migranti per il fatto stesso di svolgere attività all’interno di dette strutture; per altro verso sfruttando tutte le informazioni per tale ragione disponibili circa i nuovi arrivi, le nazionalità e l’età dei potenziali clienti.

All’operazione di polizia denominata “Landayà”, che in lingua dioula significa “fiducia” (termine utilizzato durante le trattative con i migranti clienti) è stata data esecuzione con la collaborazione degli omologhi Uffici investigativi di Asti, Cuneo, Genova, La Spezia, Pavia, Rimini, Savona e Torino.

I 25 destinatari del decreto di fermo sono tutti di cittadinanza ivoriana e guineana (così come la maggior parte dei migranti da essi gestiti), sono in gran parte regolari sul territorio nazionale e otto di essi non sono stati rintracciati in quanto non presenti in Italia: gli indagati nei cui confronti è stata data esecuzione al decreto di fermo, espletate le formalità di rito, sono stati associati presso le Case Circondariali dei territori interessati dall’esecuzione (otto diversi centri in Liguria e Piemonte).

Il quadro indiziario raccolto, pur in una fase che non ha ancora consentito l’intervento delle difese, ha poi permesso di richiedere e, in larga parte, di ottenere, dai competenti Giudici per le indagini preliminari, la convalida del provvedimento di fermo e l’applicazione della misura cautelare della custodia in carcere.

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CRONACA

Catania, fugge dal B&B senza pagare il conto: 35enne denunciato per truffa e furto

Era ospite di un bed and breakfast a Catania che ha lasciato in tutta fretta per non pagare il conto, portandosi via anche una cospicua somma di denaro.

L’autore dei fatti, un 35enne di Giarre, è stato individuato e denunciato in stato di libertà dagli agenti del Commissariato di pubblica sicurezza “Centrale” per furto e truffa.

In particolare, il 35enne, dopo aver pernottato in un bed and breakfast a Catania, nelle prime ore della mattinata, si è allontanato senza pagare quanto dovuto alla struttura.

Non solo, durante la permanenza nella struttura, lo stesso si era appropriato della somma di 400 euro, tenuta all’interno di cassetta di sicurezza custodita in una scrivania.

Non appena il titolare, al rientro in struttura, si è accorto dell’ammanco ha sporto immediatamente querela rivolgendosi ai poliziotti del Commissariato di pubblica sicurezza “Centrale”.

Da qui sono state avviate le indagini che hanno consentito di individuare l’autore dei reati grazie alla visione delle immagini del sistema di videosorveglianza che hanno incastrato l’uomo per via di alcuni tatuaggi.

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CRONACA

Acireale: incontro tra gli studenti del liceo Regina Elena e gli agenti della Polizia di Stato

La Polizia di Stato tra gli studenti del Liceo delle Scienze Umane, Economico Sociale e Linguistico “Regina Elena” di Acireale.

Proseguono anche in questo anno scolastico le iniziative di prossimità fortemente volute dal Questore di Catania per promuovere la cultura della legalità negli istituti scolastici, interpretando così lo spirito della missione della Polizia di Stato “esserci sempre”.

In questo modo, poliziotte e poliziotti si confrontano con le scolaresche, facendo conoscere le attività che, ogni giorno, vengono svolte nel territorio a garanzia della sicurezza dei cittadini, svolgendo, peraltro, una preziosa campagna di prevenzione e di sensibilizzazione su temi particolarmente delicati per il mondo giovanile.

L’incontro al “Regina Elena” di Acireale si è concentrato sul tema del contrasto alle dipendenze da sostanze stupefacenti, con particolare riferimento al nuovo oppioide denominato Fentanyl che ha già causato migliaia di vittime.

All’iniziativa hanno partecipato il funzionario medico in servizio presso l’Ufficio Sanitario Provinciale della Questura di Catania Dott. Mirko Campisi, il funzionario tecnico chimico del Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica di Catania Dott. Giuseppe Cardia e il dirigente del Commissariato di Acireale Dott. Salvatore Emanuele Cicero.

Agli studenti sono state mostrate slide relative ai vari tipi di sostanze stupefacenti e un video sugli effetti delle droghe e sulle conseguenze giuridiche, penali e amministrative cui va incontro chi viola la normativa sugli stupefacenti.

È seguito poi un dibattito con protagonisti gli studenti che hanno posto ai Dirigenti della Polizia di Stato numerose domande e curiosità, dimostrando un positivo interesse all’incontro. A coloro che hanno chiesto come poter far parte della Polizia di Stato e delle altre forze dell’ordine sono state fornite indicazioni e riferimenti utili, osservando come, giusto per restare nel tema, una tale possibilità è del tutto preclusa a chi fa uso di sostanze stupefacenti.

L’attività ha coinvolto attivamente circa 250 alunni di quarto e quinto anno, accompagnati dai rispettivi Docenti e dal Dirigente Scolastico, che, nel porgere i saluti della scuola ai poliziotti, ha auspicato ulteriori incontri su altri temi di particolare interesse per i più giovani.

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CRONACA

Catania, controlli ad ambulanti sprovvisti di licenza: sequestrati oltre 700 chili di uva

Proseguono i controlli della Polizia di Stato alle attività commerciali nei quartieri del centro cittadino.

In particolare la Squadra Volanti della Questura di Catania, con il supporto della Polizia Locale e del Corpo Forestale dello Stato, ha eseguito cinque verifiche nei confronti di venditori ambulanti di prodotti di ortofrutta, trovandone alcuni sprovvisti di licenza.

Le verifiche, che sono state effettuate prevalentemente nei pressi del mercato del pesce e in zona stazione, hanno avuto origine da alcune segnalazioni pervenute anche dai produttori che subiscono furti presso le loro campagne.

Dagli accertamenti è risultato che alcuni dei venditori controllati erano privi della necessaria autorizzazione.

Nel corso dell’attività è stata riscontrata la totale assenza di elementi in grado di verificare la tracciabilità della frutta e, pertanto, sono stati sequestrati circa 700 Kg di uva, presumibilmente rubata poco prima, ancorchè non sia stato possibile risalire alle vittime del furto. La frutta, dopo i dovuti controlli, è stata donata ad enti di beneficenza.

Le attività di verifica in argomento sono inserite nel più ampio contesto dei controlli che Polizia di Stato sta realizzando in città e in tutta la provincia, finalizzati a tutelare la salute dei consumatori, garantendo la tracciabilità degli alimenti in modo da poter risalire alla produzione.

Ulteriori servizi di questa tipologia sono stati programmati e verranno effettuati, proprio nei prossimi giorni, dagli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico in diverse zone della città.

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