SANITÀ
Policlinico Catania: venerdì in programma l’open day sull’udito con visite audiologiche gratuite per utenti dai 4 anni in su
Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico “G.Rodolico – San Marco” Catania Catania, 28 febbraio 2024 COMUNICATO STAMPA POLICLINICO: VENERDI’ 1 MARZO OPEN DAY SULL’UDITO CON VISITE AUDIOLOGICHE GRATUITE AL POLICLINICO
Venerdì 1 Marzo, al “Policlinico”, open day sull’udito con visite audiologiche gratuite, offerte per l’appunto, dall’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico “G. Rodolico – San Marco”, agli utenti dai 4 anni in su, dalle ore 9 alle ore 13, presso l’ambulatorio numero 15 del padiglione 3 del Policlinico “Rodolico”, al piano zero.
Non è necessaria la prenotazione, si procederà in ordine di arrivo e fino ad esaurimento della disponibilità. Le prestazioni saranno eseguite dal personale sanitario dell’Unità Operativa Complessa di Otorinolaringoiatria diretta dal Ignazio La Mantia nell’ambulatorio di Audiologia e Protesizzazione Acustica di cui è responsabile lo specialista Luigi Maiolino.
L’Open Day rientra nell’ambito della “III° Giornata di Sensibilizzazione sulle malattie dell’orecchio e dell’Udito: “Sordità: una pandemia silenziosa” nei confronti della popolazione, riguardo alle patologie dell’orecchio e dell’udito ed al ruolo che in tale ambito riveste la prevenzione. La manifestazione è organizzata dalla Società Italiana di Otorinolaringologia e Chirurgia Cervico-Facciale (SIOeChCF), in cooperazione con la Società Italiana di Audiologia e Foniatria (SIAF), insieme ad altre 23 associazioni, senza fini di lucro, di pazienti e parenti di soggetti ipoacusici operanti sul territorio nazionale.
L’evento è in condivisione d’intenti con la Giornata mondiale dell’udito istituita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che si celebra ogni anno il 3 marzo. Le malattie dell’orecchio e i conseguenti disturbi uditivi sono estremamente frequenti e interessano oltre un miliardo e mezzo di persone nel mondo e più di 13 milioni di italiani, vale a dire un cittadino su cinque. “L’OMS stima che nel 2050 un cittadino su quattro soffrirà di un disturbo uditivo, ha dichiarato il presidente della SIOeChCF Pietro Nicolai. Se si considerano le forme più severe, sono più di tre milioni gli italiani affetti da questa menomazione le cui conseguenze sono talora gravi e spesso sottovalutate. La sordità, infatti, compromette lo sviluppo dei bambini, il pieno svolgimento delle attività lavorative nell’adulto e il sano invecchiamento, con un consistente sovraccarico sui sistemi sanitari. Numeri, tendenze e conseguenze a buona ragione giustificano il paragone con una grande pandemia, circondata dal ‘silenzio’ dei mezzi d’informazione e dell’opinione pubblica. Eppure, è dimostrato che riportando la sordità alla sua natura di sintomo di una malattia dell’orecchio e alle conseguenti azioni di prevenzione, diagnosi, cura e riabilitazione, le sue sequele possono essere contrastate in maniera sostenibile ed efficace”.
SANITÀ
Bollettino RespiVirNet: in Italia un milione e mezzo di persone a letto con l’influenza
Sono stati 373mila i casi di sindrome simil influenzale nell’ultima settimana, dal 4 al 10 novembre. Dall’inizio della sorveglianza, il 14 ottobre, i casi potrebbero avere gia’ raggiunto e superato ad oggi il milione e mezzo.
Fino al 10 novembre infatti se ne erano contati 1.365.000.
Emerge dal primo bollettino epidemiologico della sorveglianza RespiVirNet, pubblicato dall’Istituto superiore di Sanità. Nella 45/ma settimana del 2024 l’incidenza delle sindromi simil-influenzali è in lieve aumento rispetto alla settimana precedente ed è pari a 6,3 casi per mille assistiti (era 5,2) sovrapponibile a quella osservata nella scorsa stagione (6,4 nella 45/ma settimana del 2023). Nei bambini sotto i 5 anni di età l’incidenza è pari a 13,8 casi per mille assistiti (11,0 nella settimana precedente).
In tutte le Regioni e province autonome il livello dell’incidenza è sotto o leggermente sopra la soglia basale. La P.A. di Bolzano, la Basilicata e la Calabria non hanno ancora attivato la sorveglianza RespiVirNet.
SANITÀ
Allarme Cnel: in Italia pochi medici generici rispetto a quelli in servizio negli altri Paesi Ue
In Italia la dotazione di medici di medicina generale è di 68,1 per 100.000 abitanti, rispetto al 72,8 della Germania, il 94,4 della Spagna e il 96,6 della Francia.
È quanto evidenzia il Cnel nella Relazione annuale sui servizi della PA, presentata lo scorso 14 ottobre. Anche la presenza di infermieri è particolarmente bassa in Italia rispetto al contesto europeo: 621,3 ogni 100.000 abitanti, a fronte di 633,9 in Spagna, 858,1 in Francia e 1.203,2 in Germania Negli ultimi 10 anni – scrive il Cnel in una sintesi – il numero di medici generici è diminuito di oltre 6 mila unità, scendendo al di sotto dei 40 mila nel 2022, dato previsto in ulteriore peggioramento nei prossimi anni per via dei pensionamenti.
Va considerato, infatti, che il 77% dei medici generici è over 54enne. La loro carenza riguarda soprattutto il Nord, con 59,9 per 100.000 abitanti, a fronte di 63,9 al Centro e 72 nel Mezzogiorno. Il numero di assistiti è quindi fortemente aumentato: da 1.156 nel 2012 a 1.301 nel 2022. La percentuale di medici di medicina generale con più di 1.500 assistiti (limite superiore fissato dalla normativa vigente) è passato dal 27,3% al 47,7%, con una forbice amplissima, tra il 71% della Lombardia e il 22,4% della Sicilia.
La relazione considera anche l’insieme del personale medico (generico e specialistico): in questo caso si arriva in Italia a 423,4 ogni 100.000 abitanti, collocando il nostro Paese al quattordicesimo posto nell’Unione europea. Il dato generale indica che la dotazione di medici risulta più elevata rispetto alla Francia (318,3), ma ancora una volta più bassa rispetto a Germania (453) e Spagna (448,7). La presenza risulta maggiore al Centro (477,5) e più bassa nel Nord-Ovest (398,1).
SANITÀ
Studio sui giovani: se isolati si sentono in pericolo e l’uso dello smartphone non li aiuta
Gli adolescenti vanno in allarme quando stanno qualche ora da soli e l’interazione online non sembra migliorare la cosa. Lo rivela uno studio pubblicato sul Royal Society Open Science e condotto presso l’Università di Cambridge.
Nell’esperimento 40 giovani tra i 16 e i 19 anni sono stati sottoposti a test prima e dopo alcune ore di isolamento, sia con e sia senza i loro smartphone.
In molti paesi è stata dichiarata un’epidemia di solitudine, per questo i ricercatori hanno voluto ‘indurre’ la solitudine negli adolescenti per studiarne gli effetti attraverso una serie di test.
Gli scienziati hanno scoperto che periodi di isolamento, inclusi quelli in cui i partecipanti potevano usare i telefoni, portavano a una maggiore risposta di allerta come se i giovani percepissero la presenza di un pericolo. Gli autori dello studio suggeriscono che l’isolamento e la solitudine possano causare uno stato mentale di eccessiva “vigilanza”, insomma possono metterci in allerta come se vi fosse una minaccia imminente, e che questo stato non è prevenuto nemmeno in presenza di connessioni virtuali, con potenziali effetti negativi sulla salute mentale degli adolescenti nel tempo.
Secondo i ricercatori, l’isolamento sociale potrebbe contribuire all’aumento dei disturbi d’ansia tra i giovani, caratterizzati da risposte di paura persistenti e amplificate.
Precedenti studi sugli animali avevano mostrato che l’isolamento provoca comportamenti ansiosi e risposte alla minaccia, ma si pensa che questo sia il primo studio a dimostrare effetti simili in esperimenti con esseri umani.
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