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CRONACA

Sant’Agata di Militello: misura cautelare con divieto di dimora a carico di una 60enne

I Poliziotti del Commissariato di S.Agata Militello, hanno eseguito la misura cautelare del divieto di dimora a carico di una sessantenne. La vicenda trae origine nei mesi scorsi da una serie di denunce presentate da cittadini residenti in un condominio santagatese, tutte con un unico denominatore: in ognuna lamentavano le costanti minacce, urla, molestie ed ingiurie ad opera della sessantenne residente nel medesimo condominio.

Il materiale probatorio raccolto, costituito dalle dichiarazioni testimoniali di tutti i condomini, insieme ai numerosi verbali di sopralluogo ed ispezione della Polizia Giudiziaria, hanno offerto un quadro complessivo di soprusi e ripicche sistematiche da parte della donna.

La sessantenne avrebbe costretto, infatti, tutti i condomini a vivere in un costante stato di paura ed ansia, costringendoli a modificare le proprie abitudini di vita ed impedendo agli stessi di potersi anche soltanto affacciare alle finestre dell’immobile: pena il proferimento di insulti e minacce. Avrebbe, ad esempio, prelevato la spazzatura condominiale per collocarla sul pianerottolo di una delle vittime ed in almeno una circostanza avrebbe collocato bambole vudù sul portoncino di ingresso di una delle persone offese. Infine, avrebbe altresì impedito al condominio la realizzazione di opere necessarie alla salvaguardia delle norme igienico-sanitarie, frapponendosi alle ditte di volta in volta presentatesi nella sede condominiale.

Il quadro indiziario accertato ha consentito alla Procura della Repubblica di Patti di chiedere al Gip la misura del divieto di dimora che ha condiviso quanto sostenuto dall’accusa disponendone l’esecuzione nel comune di Sant’Agata di Militello.

CRONACA

Caltanissetta, anziano trovato morto in casa: proseguono le indagini. Domani l’autopsia

Una ferita alla nuca di Ignazio Polizzi, l’uomo di 77 anni trovato morto ieri nella sua abitazione in via Lunetta a Caltanissetta, non convince gli investigatori che stanno tentando di fare luce su un decesso dai contorni poco chiari.

Così come non convincono le dichiarazioni del fratello, poco più giovane di lui che al momento dell’accaduto si trovava in casa e avrebbe fornito risposte contrastanti.

Un contesto umile quello in cui vivevano i due fratelli che condividevano l’appartamento con un’altra sorella, allettata e in stato di coma vegetativo, e una zia molto anziana. La vittima viene descritta dai vicini come una persona molto gentile che aiutava anche una famiglia di immigrati quando aveva problemi con le riserve idriche o in caso di altre necessità quotidiane. Il fratello invece, sempre secondo quanto raccontato dai vicini, si limitava solo a salutare. Intanto la Squadra Mobile di Caltanissetta sta continuando ad interrogare familiari e vicini di casa. Tutti si starebbero mostrando abbastanza collaborativi. La salma di Ignazio Polizzi si trova all’obitorio dell’ospedale Sant’Elia e nelle prossime ore sarà eseguita l’autopsia.

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CRONACA

Siracusa: ritrovato in una cella un pacco contenente droga e 22 cellulari. Il Sippe lancia l’allarme

Ben 22 telefoni cellulari, quasi un chilo di hashish e 2,5 grammi di cocaina, erano stati nascosti in un pacco postale destinato a un detenuto rinchiuso nel carcere di contrada Cavadonna a Siracusa.

Lo rende noto il Sippe, sindacato di polizia penitenziaria.

Gli agenti dopo la scoperta hanno effettuato una perquisizione nelle celle trovando altri 14 telefonini. “Chiediamo immediati interventi – dice il dirigente nazionale del Sippe, Nello Bongiovanni – perché la carenza del personale è diventata oramai cronica e pericolosa per la sicurezza degli istituti penitenziari. Il Sippe da tempo chiede provvedimenti seri ed una riforma totale della polizia penitenziaria”. 
   

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CRONACA

Reggio Calabria, uccise il ladro entrato in casa: disposto il giudizio immediato per omicidio volontario

Inizierà il 27 dicembre, davanti alla Corte d’Assise di Reggio Calabria, il processo per Francesco Putortì, il macellaio di 48 anni accusato di aver ucciso Alfio Stancampiano, di 30 anni originario di Catania, che il 28 maggio era entrato all’interno della sua abitazione in contrada Oliveto di Rosario Valanidi, e di avere ferito Giovanni Bruno, di 46 anni anche lui catanese.

Come richiesto dal pubblico ministero che ha coordinato le indagini, Nunzio De Salvo, nei confronti di Putortì, difeso dagli avvocati Giulia Dieni e Natale Polimeni, è stato disposto il giudizio immediato.

Dopo un periodo di detenzione in carcere, l’imputato è adesso sottoposto agli arresti domiciliari ed è accusato di omicidio volontario e tentato omicidio.

Stando alle indagini della squadra mobile, Stancampiano e Bruno avrebbero tentato un furto nell’abitazione di Putortì, il quale, rientrando a casa, li ha sorpresi al piano superiore dello stabile.

A quel punto, il macellaio, secondo il suo racconto, ha preso un coltello e durante una colluttazione ha colpito i due ladri che poi sono fuggiti facendo cadere le pistole che avevano appena rubato e che erano legalmente detenute da Putortì. Una ricostruzione che non ha convinto gli inquirenti, secondo i quali, invece, l’uomo avrebbe accoltellato i due alle spalle mentre scappavano.

Il primo accoltellato, Alfio Stancampiano, è stato abbandonato dai complici nei giardini dell’ospedale reggino “Morelli”, dove poi è morto, mentre il secondo, Giovanni Bruno, dopo aver traghettato per la Sicilia, è stato costretto perché ferito a recarsi all’ospedale di Messina. Non è escluso che quest’ultimo e i familiari del deceduto decidano di costituirsi parte civile nel processo a carico del macellaio reggino.

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