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SANITÀ

Organizzazione Mondiale della Sanità: una persona su tre nel mondo non fa abbastanza attività fisica

Complessivamente, nel mondo 1 persona su 3 (1,8 miliardi di persone pari al 31% della popolazione mondiale) non raggiunge i livelli raccomandati di attività fisica.

Il numero delle persone sedentarie è in costante crescita e si prevede che raggiungerà il 35% della popolazione entro il 2030. È quanto ha sottolineato uno studio coordinato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e pubblicato sulla rivista The Lancet Global Health.

L’inattività fisica è tra i principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari, il diabete, i tumori, la demenza.

L’Oms raccomanda agli adulti di svolgere 150 minuti di attività fisica di intensità moderata o 75 minuti di attività fisica di intensità vigorosa a settimana.

Nella realtà, questi livelli vengono raggiunti da poco meno del 70% della popolazione mondiale, con forti differenze tra le aree del Pianeta. I più sedentari sono i cittadini degli Stati ad alto reddito dell’Estremo Oriente (Giappone, Corea del Sud, Singapore) con tassi di inattività del 48,1%; segue il subcontinente indiano con 45,4%. Le regioni dove si svolge più attività fisica sono l’Oceania, dove solo il 13,6% della popolazione è sedentario, e l’Africa Sub-Sahariana, con un tasso di inattività del 16,8%. Nei Paesi occidentali ad alto reddito, tra cui figura l’Italia, è inattivo il 27,7% della popolazione con un calo ininterrotto che si protrae da due decenni.

Tra i dati emersi dal rapporto, anche una forte differenza di genere a svantaggio delle donne: è inattivo il 34% delle donne contro il 29% degli uomini, con la forbice che in alcuni Paesi supera i 20 punti percentuali.

SANITÀ

Asp Catania: attive da oggi le dieci Centrali Operative Territoriali dotate di 50 risorse professionali

Attive da oggi le 10 Centrali Operative Territoriali (COT) dell’Asp di Catania. Le nuove strutture sono operative a Acireale, Bronte, Caltagirone, Catania (3), Giarre, Gravina di Catania, Palagonia e Paternò.

I lavori per la realizzazione delle COT e l’adeguamento strutturale delle sedi alla normativa sono stati finanziati nell’ambito della Missione 6 Salute del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), per un importo di poco inferiore a 1 milione e 600 mila euro.

Complessivamente sono 50 le risorse professionali dedicate e specificatamente formate, tra infermieri e operatori informatici, di cui un coordinatore infermieristico per ciascuna COT, responsabile della gestione e del funzionamento della Centrale, con compiti di raccordo fra quest’ultima e il Distretto territoriale di appartenenza.

In questa prima fase sperimentale le 10 Centrali saranno operative la mattina, da lunedì a domenica.

Le COT sono il primo nodo ad essere attivato della nuova rete sanitaria territoriale. Insieme agli Ospedali e alle Case di Comunità rappresentano i pilastri della riforma della rete territoriale disegnata dal Decreto Ministeriale 77/2022. Svolgeranno a regime una funzione di coordinamento della presa in carico della persona e di raccordo tra servizi e professionisti coinvolti nei diversi setting assistenziali.

Si interfacceranno con le COT tutti gli attori del sistema sociosanitario. Non è previsto un accesso diretto dei cittadini, né un’attività di sportello al pubblico.

Fondamentale, in questa prima fase sperimentale, la sinergia con le Aziende Ospedaliere cittadine e le Organizzazione sindacali dei medici di medicina generale e dei pediatri di libera scelta, con le quali si è avviato un proficuo confronto, con l’obiettivo, a beneficio della comunità, di raggiungere nei tempi previsti la completa implementazione sul territorio del modello organizzativo e funzionale delle COT.

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SANITÀ

Trapianti di organi in Sicilia, Volo: “Dati incoraggianti, lavoriamo sulla cultura della donazione”

«La donazione degli organi rappresenta una priorità del governo Schifani che è impegnato con costanza e determinazione a garantire il diritto alla salute e l’appropriatezza e la tempestività delle cure nei confronti dei propri cittadini». Lo ha detto l’assessore regionale alla Salute, Giovanna Volo, intervenendo al convegno “Procurement, donazione e trapianto di organi. Riflessioni e obiettivi per l’ottimizzazione dei processi nelle aziende del Ssr”, organizzato dal Centro regionali trapianti, che si è svolto stamattina a Palazzo Reale, sede dell’Assemblea regionale siciliana, a Palermo. 

«L’assessorato della Salute – ha continuato Volo – ha definito obiettivi chiari e concreti ai neo direttori generali delle aziende del Servizio sanitario regionale per quanto riguarda il percorso di rafforzamento e potenziamento da seguire in materia di prelievo e donazione degli organi. Nei primi mesi del 2024 c’è stato nell’Isola un numero doppio di trapianti effettuati rispetto allo stesso periodo del 2023 e dunque una crescita che evidenzia come la Regione Siciliana e tutta la Rete trapiantologica siciliana, insieme al coordinatore regionale e all’attuale Crt operativo, stiano lavorando nella giusta direzione, in un clima di fiducia reciproca, e grazie all’impegno e alla dedizione di tutti i soggetti coinvolti, garantendo un servizio essenziale».

«È fondamentale – dice Giuseppe Feltrin, direttore del Centro nazionale trapianti – che le regioni riconoscano come strategica l’attività di procurement, definendo con chiarezza gli obiettivi per le aziende ospedaliere e sanitarie e questo è particolarmente necessario per quelle meridionali che sono chiamate a colmare un gap strutturale nel campo della donazione. Il Centro nazionale trapianti sta facendo nei diversi territori un lavoro intenso di supporto della rete trapiantologica, cucito su misura sulle esigenze locali: accompagneremo in questo percorso anche la Sicilia, che di recente ha raggiunto miglioramenti significativi e che oggi compie un passo avanti che vogliamo valorizzare».

Gli obiettivi presentati dall’assessorato regionale della Salute ai direttori generali delle aziende sanitarie del Ssr riguardano temi di carattere organizzativo e gestionale del procurement, ovvero del processo che fa in modo che il percorso donazione-trapianto vada a buon fine. Tra questi la segnalazione di un numero di coppie congruo da parte delle unità operative complesse di Nefrologia ai Centri di riferimento per avviare l’iter di valutazione di idoneità al trapianto renale da donatore vivente; il raggiungimento di un numero virtuoso di accertamenti, con criterio neurologico e cardiologico, per potenziali donatori d’organo in proporzione alla capacità dei posti letto delle unità di terapia intensiva delle aziende; la nomina di coordinatori locali aziendali con riconosciuto incarico di altissima professionalità e tempo dedicato al procurement in relazione al potenziale donativo dell’azienda di appartenenza; garantire la composizione della commissione per l’accertamento di morte encefalica con specialisti disponibili 24 ore su 24 e sette giorni su sette, anche attraverso convenzioni con altre aziende; garantire specialisti e procedure necessarie anche attraverso convenzioni con altre aziende.

L’attività di donazione e trapianto coordinata dal Crt Sicilia nel 2023 ha registrato un incremento del 30 per cento rispetto al 2022. Quest’anno il trend è in ulteriore crescita con oltre il doppio di trapianti effettuati: si è passati infatti da 70 effettivi di giugno 2023 a 170 registrati a giugno 2024. Ad oggi,  la Sicilia è l’ottava regione per donazioni e trapianti rispetto al 2022 in cui era quart’ultima a livello nazionale.

All’iniziativa di oggi hanno partecipato, inoltre, il coordinatore del Centro regionale trapianti, Giorgio Battaglia, il direttore del dipartimento Pianificazione strategica, Salvatore Iacolino, il direttore del Dasoe, Salvatore Requirez, il responsabile del Coordinamento operativo del Crt Sicilia, Antonio Scafidi, i direttori generali delle Asp fra cui Walter Messina, commissario straordinario Arnas – Civico Benfratelli in cui ha sede il Crt Sicilia. Ha moderato il direttore del Crt Operativo, Vincenzo Mazzarese.

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SANITÀ

SIMI: aumentano i rischi per la salute derivati dal consumo di e-cig e tabacco riscaldato tra giovani

Aumenta il consumo di sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato fra i giovani ma, avvertono i medici internisti, esistono seri rischi per la salute, dalle infiammazioni delle vie respiratorie fino alle alterazioni del Dna.

E’ questo l’allarme lanciato dalla Società Italiana di Medicina Interna (Simi) in merito alla diffusione del fumo tra i più giovani.

“Purtroppo l’uso di e-cig e prodotti a tabacco riscaldato sta aumentando in maniera preoccupante tra i giovani e gli adolescenti, che rischiano di sviluppare una dipendenza dalla nicotina e di avvicinarsi in seguito al fumo tradizionale. Il loro uso nei giovanissimi deve essere ristretto con tutti i mezzi”, sottolinea Antonello Pietrangelo, past president della Simi.

Come sottolinea la Simi, “l’aumento di dipendenza dal fumo porta a rischi come l’infiammazione delle vie aeree e l’aumento della suscettibilità alle infezioni virali. Inoltre, anche se in modo diverso rispetto alle sigarette tradizionali, e-cig e prodotti a tabacco riscaldato contengono sostanze chimiche in grado di alterare il Dna e questo potrebbe favorire la comparsa di tumori, a distanza di anni. Gli utilizzatori di e-cig hanno poi rispetto ai non fumatori una maggior incidenza di asma e Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva) e sintomi peggiori.

Un fatto che fa cadere il mito dell’innocuità di sigarette elettroniche e prodotti a tabacco riscaldato”. 

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