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ECONOMIA

Rating Fitch Sicilia, Schifani: «Bene politiche contro disavanzo, ora stagione di crescita»

L’ agenzia internazionale di rating Fitch ha confermato il suo rating per la Sicilia al livello “BBB” con outlook stabile. Un giudizio promosso già nell’analisi dello scorso anno e confermato, nel corso del 2024, anche da Moody’s e Standard & Poor’s. Questa valutazione – si legge nel comunicato dell’agenzia – riflette le aspettative di Fitch secondo cui i parametri di debito della Sicilia rimarranno in linea con il rating, anche in uno scenario di rallentamento delle entrate operative e di aumento del debito netto, dovuto alle esigenze di finanziamento del piano di investimenti della Sicilia. «Il report di Fitch – dichiara il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani – evidenza la solidità dei nostri dati economici, apprezzando le politiche realizzate per la riduzione del disavanzo. Riconoscendo la possibilità di un ampliamento delle entrate per 400 milioni di euro, derivanti dalle imposte sul reddito, l’agenzia dimostra che la Sicilia ha davanti a sé, anche grazie a quelli che saranno gli interventi del mio governo, una stagione di crescita». «La Sicilia – aggiunge l’assessore regionale all’Economia Alessandro Dagnino – raggiunge il livello più elevato possibile di valutazione, che è il medesimo dello Stato. Il governo Schifani è comunque determinato a proseguire nel rafforzamento della solidità finanziaria della Regione».

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ECONOMIA

Osservatorio Internazionale “Waste Watcher”: in aumento lo spreco di cibo con un +45%

Cresce del 45,6% lo spreco di prodotti alimentari in Italia nel 2024, ogni settimana finiscono nel bidone della spazzatura 683,3 grammi di cibo pro capite, rispetto ai 469,4 grammi rilevati nell’agosto 2023.

Nella top five ci sono frutta fresca (27,1 grammi), verdure (24,6 grammi), pane fresco (24,1 grammi), insalate (22,3 grammi), cipolle/aglio/tuberi (20 grammi), vale a dire i prodotti principe della Dieta Mediterranea. E’ quanto emerge dal Rapporto Internazionale Waste Watcher 2024, “Lo spreco alimentare nei Paesi del G7: dall’analisi all’azione”, curato dall’Osservatorio Waste Watcher International-Campagna Spreco Zero, dall’Università di Bologna assieme a Ipso. Obiettivo è attirare l’attenzione del prossimo G7 Agricoltura sul tema del ‘fine vita’ dei prodotti alimentari.

Il dato in crescita, secondo il rapporto, indica una cattiva gestione della spesa familiare con i relativi sprechi economici, ma evidenzia anche un incremento dei consumi alimentari e una domanda concentrata su alimenti di qualità inferiore, influenzata dalle logiche low cost, indipendenti dal comportamento dei singoli. Il 42% degli intervistati individua la causa dello spreco nel fatto che frutta e verdura conservata nelle celle frigo una volta a casa va subito a male; il 37% li butta perché i cibi venduti sono già vecchi. Elementi critici anche nel comportamento dei consumatori. Il 37% degli italiani dimentica gli alimenti in frigorifero e nella dispensa lasciando che si deteriorino, solo il 23% è disposto a programmare i pasti settimanali, inoltre il 75% non è disposto o non è capace di rielaborare gli avanzi in modo creativo per evitare di gettarli.

Quanto, infine, alla mappa degli sprechi, Sud e Centro sono le aree dove il fenomeno è superiore del 9% rispetto alla media nazionale (al sud 747 g pro capite a settimana, al centro 744 g pro capite), mentre il Nord è relativamente più virtuoso con -11% sempre rispetto alla media nazionale (606,9 grammi pro capite). 

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ECONOMIA

Studio Skuola.Net: oltre 700 euro a studente per l’acquisto di libri, trasporti e abbigliamento

E’ di oltre 700 euro a studente la spesa che si stanno accollando le famiglie per il ritorno a scuola dei figli tra libri di testo, corredo, abbigliamento e accessori vari.

E per chi dovrà iniziare la scuola secondaria l’esborso ha raggiunto vette ancora più alte alte: per il primo superiore la spesa sfiora gli 800.

Questo è quanto risulta all’osservatorio del portale specializzato Skuola.net, cui hanno preso parte oltre 1.200 alunni delle classi medie e superiori alla vigilia del ritorno in classe.

La voce di bilancio più onerosa è quella dei testi per le varie materie.

Oltre 2 studenti 3 avranno così nello zaino soprattutto, se non tutti, volumi nuovi. In particolare, chi acquisterà solo libri nuovi sfiora il 50% del campione, con un aumento rispetto all’anno precedente di quasi il 50%. Non manca comunque chi si rivolgerà all’usato: il 30%.

Questo si traduce in un “conto” medio, per i soli libri, di 290 euro. La fetta più consistente del campione (29%) stima che alla fine si andrà a spendere tra i 200 e i 300 euro. Ma, ovviamente, per gli studenti dei primi il quadro cambia; specialmente per chi frequenterà un liceo c’è da mettere in preventivo l’intera lista proposta dalla scuola e almeno un paio di dizionari.

Facendo lievitare la spesa attorno ai 350 euro di media, con circa un terzo (31%) che però non pensa di cavarsela con meno di 400 euro.

Altro elemento per la ripresa delle attività didattiche è il corredo scolastico (zaini, astucci, eventuali divise, ecc.) e, ancora di più, il materiale di consumo (penne, matite, quaderni, penne, ecc.). E, infatti, anche qui l’esborso previsto è notevole: 161 euro di media, solo per iniziare. Una somma che le famiglie hanno tentato di contenere il più possibile: il 34% si è orientato soprattutto verso prodotti economici, appena il 15% si è concentrato sulla “marca”, gli altri (51%) hanno cercato il giusto equilibrio tra qualità e prezzo. Mentre il 31% ha evitato di rinnovare il corredo scolastico, mettendo nel carrello solo i prodotti soggetti a consumo, usura o esaurimento.

Ai primi posti degli oggetti più acquistati ci sono: il materiale per il disegno (il 28% lo ha rinnovato), l’abbigliamento per fare educazione fisica (22%) e l’accoppiata zaino-astuccio (18% in entrambi i casi). A seguire, il 17% si è dotato di una nuova calcolatrice, il 10% ha comprato un computer o un tablet.

Un discorso a parte merita il diario: il ministero dell’Istruzione ha fortemente raccomandato – alle scuole medie – di ripristinare l’abitudine di far appuntare compiti e comunicazioni, oltre che sul registro elettronico, anche sul supporto cartaceo. Ciò ha ridato linfa vitale a uno strumento che ultimamente sembrava sempre meno usato. Non a caso, tra chi frequenterà la secondaria inferiore, oltre il 90% si doterà di un diario tradizionale, con il diario di istituto che cresce sempre di più: il 37% attende l’agenda fornita dalla propria scuola. I ragazzi ipoi sembrano avere un’attenzione maggiore per il look: l’87%, per non sfigurare al cospetto dei nuovi vicini di banco, ha rinnovato il guardaroba per la scuola (il 47% lo ha cambiato per intero, il 40% lo ha solo rinfrescato un pò).

E non è finita qui. Perché molti genitori devono aggiungere pure le spese di trasporto. Oltre 4 studenti su 10 – un dato che cresce al salire del livello scolastico – per coprire il tragitto casa-scuola (e viceversa) prenderanno i mezzi pubblici.

Solo una minoranza (6%) farà affidamento sugli esoneri legati al reddito famigliare o a particolari condizioni socio-economiche.

Gli altri dovranno fare un abbonamento, che per fortuna in molti comuni è a tariffe agevolate.
   

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ECONOMIA

Taormina: “La Giara”, di proprietá del comune, “vale” oltre 87mila euro al mese

Taormina – Anche la Giunta del sindaco, Cateno De Luca, mette una pietra tombale sulla gara d’appalto relativo all’affidamento dello storico locale “La Giara”. Su proposta del vicesindaco, Antonio Lo Monaco, il governo cittadino ha preso atto dell’annullamento del pubblico incanto relativo al locale di proprietà comunale che ha fatto la storia delle notti taorninesi. Si tratta del completamento di un indirizzo politico che era partito con una precedente atto che spingeva gli organi della casa municipale ad agire in autotutela. Come si ricorderà Il segretario comunale, Giuseppe Bartorilla, ha annullato, alcune settimane fa, tutti gli atti di gara per l’affidamento dei locali de “La Giara” storico locale, in pieno stile night bar a “stelle e strisce” avviato dalla famiglia Scimone. Bartorilla, com’è noto, ha annullato il bando di gara del 26 marzo 2018 relativo l’assegnazione in locazione dell’immobile comunale sito in Vico la Floresta. Tra le tante motivazioni di questa iniziativa la casa municipale “ribadisce innanzitutto che nella procedura, il canone di locazione posto a base di gara è stato determinato sulla base di una valutazione risalente all’anno 2014, che stimava il valore locativo in misura pari ad 60 euro al metro quadrato. Tale valutazione già frutto di sottostima in relazione alle caratteristiche ed all’importanza dell’immobile, è stata illegittimamente ridotta in sede di gara del 68% con un valore locativo a base di gara pari ad 19,2 euro a metro quadro con un canone annuo a base di gara di 177mila euro. A fronte di tale importo, questa Amministrazione, a mezzo di perizia di stima del 24 maggio 2024 ha accertato un valore locativo pari ad 150 Euro al metro quadro che fa vento fuori un canone mensile arrotondato pari ad 87mila 800 euro al mese con un canone annuo pari ad un milione, 53mila 600 euro. Risulta evidenziare che l’eventuale aggiudicazione e stipula del contratto di locazione comporterebbe un grave danno patrimoniale al Comune, che si troverebbe ad affidare in locazione un importante bene comunale per un canone irrisorio, pari a circa un decimo dell’utilità ricavabile. Il danno economico è stimabile a carico della Pubblica Amministrazione in svariati milioni di euro atteso che il bando di gara aveva previsto una durata contrattuale di anni 6, rinnovabili per ulteriori anni 6”. Non è escluso che questo atto della Giunta possa essere impugnato dagli interessati che nel frattempo si sono aggiudicati la gara. Intanto non è escluso un ulteriore pubblico incanto che possa interessare, soprattutto, i grandi marchi internazionali capaci di sopportare l’onere di un canone così esoso. Ci si domanda se con questi numeri il sindaco, De Luca, voglia ancora vendere la proprietà dello storico locale

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