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ATTUALITÀ

Taormina, missione in Libia per medici e infermieri del Centro Cardiologico Pediatrico del Mediterraneo di Taormina

TAORMINA – Conclusa con successo la prima missione italiana di Cardiochirurgia in Libia. Un team composto da medici e infermieri del Centro Cardiologico Pediatrico del Mediterraneo di Taormina e del Bambino Gesù di Roma, ha operato per una settimana presso il Benghazi Medical Center, il più grande ospedale della Cirenaica e l’unico in grado di eseguire ad oggi interventi cardiaci. Spedizione che rientra nell’ambito di un progetto avviato dall’Organizzazione delle Nazione Unite, dedicato al coordinamento delle missioni internazionali su questo territorio dell’Africa mediterranea.
Inizio in salita per la delegazione, costretta ad attendere per due giorni a Tunisi l’arrivo dei visti per entrare in Libia. Sbloccata la parte burocratica il team ha raggiunto Bengasi, città attualmente sotto controllo militare che mostra ancora vivi i segni della distruzione portata dalla guerra, dopo i tre anni di occupazione da parte delle milizie islamiche.
Il team italiano, diretto dal dottor Sasha Agati, ha lavorato insieme al personale medico dell’associazione americana “Novick Carciac Alliance”, composta da sanitari provenienti dagli Stati Uniti e dall’ Europa dell’est. Oltre cinquanta pazienti sono stati visitati, dieci interventi chirurgici eseguiti con successo, dieci bambini riconsegnati alla vita.
Nonostante gran parte della città sia stata rasa al suolo, nonostante tanti vivono nella metà di casa rimasta in piedi, la popolazione ha comunque trovato la forza per andare avanti. Tante storie di vita si sono intrecciate durante la missione: Zahiva di 15 anni proveniente da Sirte, Wesame di un anno arrivato da Tobruk in taxi, e il più piccolo di tutti Yahia, di poche settimane di vita.  Su di lui è stato eseguito un intervento di trasposizione delle grandi arterie, patologia che normalmente viene curata nelle prime due settimane di vita, poiché se non trattata per tempo determina una riduzione della percentuale di ossigeno nell’organismo con la conseguente morte del bambino per cianosi severa.
Il piccolo Yahia, di 40 giorni, era già un periodo avanzato per poter intervenire.
Quando i sanitari italiani sono arrivati in Libia, il bambino era ricoverato in grave scompenso cardiaco presso un’altra struttura di Bengasi.
Venutosi a sapere della presenza del team internazionale, il caso è stato presentato all’equipe italiana che verificata la disponibilità del materiale necessario ha deciso di intervenire chirurgicamente. L’intervento si presentava particolarmente complicato, visto il grave quadro clinico caratterizzato da una concentrazione di ossigeno nel sangue molto bassa, con rischio di ischemia cardiaca. L’operazione è stata uno dei primi casi di cardiochirurgia neonatale eseguita nel centro, tutto si è concluso fortunatamente con successo grazie alla partecipazione anche del personale locale.
Molti bambini sono stati dimessi già prima della partenza del team per l’Italia, una collaborazione che certamente si ripeterà in futuro.
A seguire la missione il reporter messinese Matteo Arrigo, che racconterà in un video reportage l’esperienza vissuta dai medici di Taormina. Tra le macerie delle bombe rinasce la speranza

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Intimidazione ad Altofonte, Tamajo: «Gesto crudele, solidarietà all’imprenditore colpito»

L’assessore alle Attività produttive della Regione Siciliana, Edy Tamajo, ha espresso ferma condanna per il grave atto intimidatorio ai danni di un imprenditore avvenuto ad Altofonte, in provincia di Palermo, e accompagnato dalla brutale uccisione di alcuni animali e dall’esposizione di una testa mozzata di cavallo.

«Esprimo massima solidarietà all’imprenditore vittima di un vile gesto. Questo atto di inaudita crudeltà – ha detto Tamajo – rappresenta una mentalità mafiosa che deve essere sradicata. È fondamentale che i Carabinieri e la magistratura facciano piena luce su questo episodio e portino i responsabili di fronte alla giustizia. Questi gesti di violenza devono essere affrontati non solo con l’azione delle forze dell’ordine, ma anche con un impegno forte nella diffusione della cultura della legalità nelle scuole, affinché le future generazioni possano crescere libere da questa mentalità».

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Rifiuti in Sicilia, stato di emergenza per la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea. Di Mauro: «Area in sicurezza»

La Regione Siciliana ha deliberato lo stato di crisi e di emergenza regionale per la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea in contrada Zuppà, nel Messinese. Il provvedimento, che avrà la durata di 12 mesi, è stato adottato dalla giunta regionale, su proposta del presidente Renato Schifani. La giunta ha anche dato il via libera alla nomina del commissario delegato alla gestione della discarica: l’incarico è stato conferito al dirigente regionale del dipartimento Acque e rifiuti, Arturo Vallone, su proposta dell’assessore regionale all’Energia e ai servizi di pubblica utilità, Roberto Di Mauro.

Il dipartimento Acqua e rifiuti ha assegnato al Comune di Mazzarrà Sant’Andrea risorse per un milione e mezzo di euro, destinate ad interventi urgenti, quali operazioni di gestione ordinaria, sorveglianza attiva, dotazione di dispositivi antincendio ed emungimento del percolato.

«Stiamo agendo su due fronti – afferma l’assessore Di Mauro – da un lato adottiamo misure d’emergenza per fronteggiare le criticità ambientali e sanitarie legate al sito, dall’altro sviluppiamo un progetto per mettere in sicurezza l’intera area e proteggere dal rischio di danni ambientali gli abitanti di Mazzarrà e dei numerosi Comuni del comprensorio. Il progetto – ha aggiunto l’assessore – prevederà un investimento di circa 30 milioni di euro di risorse del Pnrr, sulla base dell’Accordo per l’attuazione degli interventi concordato con il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica». 

Domani, giovedì 21 novembre, alle 10,30 i tecnici dell’assessorato regionale, del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea e altri rappresentanti istituzionali si incontreranno nel sito della discarica per stabilire il programma degli interventi.

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Catania: al via oggi nelle scuole della città il progetto Educare alla Cultura della Legalità

Ha preso il via oggi il progetto di educazione alla cultura della legalità promosso dalla Polizia di Stato e rivolto agli studenti di quattro scuole della città.

Fortemente voluta dal Questore di Catania, l’iniziativa nasce grazie ad un’intesa con diversi attori istituzionali e sociali del territorio, in particolare con Confindustria Catania, con i Dirigenti scolastici, con le Associazioni antiracket e con professionisti della comunicazione.

Il primo incontro si è svolto, questa mattina, presso l’Istituto Omnicomprensivo “Pestalozzi”, nel quartiere Librino, con il coinvolgimento diretto degli alunni delle classi terze, quarte e quinte della scuola superiore di secondo grado.

Ad interloquire con i ragazzi è stato il Questore, dott. Giuseppe Bellassai, che ha introdotto il tema principale dell’incontro incentrato sul fenomeno mafioso, spiegando le diverse fasi legate alla nascita e all’evoluzione delle organizzazioni criminali, soffermandosi, in particolare, sulle attività illecite che trovano nello spaccio di droga il volano dell’economia dell’intero sistema mafioso.

Il Questore ha tracciato, poi, il profilo storico e organizzativo delle cosche che operano nel territorio catanese, mostrando alcune immagini relative alla ripartizione delle diverse piazze di spaccio, gestite dalle diverse organizzazioni criminali.

Tra gli altri temi affrontati durante l’incontro spicca senz’altro quello legato alla violenza di genere, anche in ragione della ormai prossima ricorrenza della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Le considerazioni del Questore, che ha mostrato anche alcune slides relative ai temi trattati, hanno catturato l’attenzione dei ragazzi che si sono sentiti coinvolti per poi esprimere e condividere le loro riflessioni e le loro emozioni, dando vita ad un vivace dibattito.

Ha destato interesse anche l’intervento della Vice Presidente di Confindustria Catania, dott.ssa Monica Luca, che si è soffermata sul mondo delle attività imprenditoriali e di come sia possibile fare impresa nel territorio senza cedere, in alcun modo, ai fenomeni del racket e dell’usura, trovando nelle Forze di Polizia un supporto immediato e concreto.

Il progetto della Questura di Catania proseguirà nei prossimi giorni, con ulteriori tappe nelle scuole cittadine.

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