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Enna, pizzo e droga nell’area nord della provincia: i dettagli dell’operazione “Caput Silente” (VIDEO)

ENNA – La Polizia di Stato di Enna ha tratto in arresto 30 indagati, in esecuzione di una ordinanza di custodia cautelare emessa, su richiesta della Direzione  Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, dal GIP presso il Tribunale di Caltanissetta, nei confronti di soggetti resisi responsabili a vario titolo di numerosi reati quali: associazione per delinquere di stampo mafioso aggravata dall’essere l’organizzazione armata, estorsioni, danneggiamenti, associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti (cocaina, marijuna, hashish), detenzione e porto illegale di armi.

Il sodalizio criminale, che si avvaleva della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza alla famiglia di “Cosa Nostra” di Enna, operava in prevalenza nell’area nord della provincia (Leonforte, Assoro) cercando di imporre il pagamento del “pizzo” e controllando, in regime di monopolio, il mercato della droga.

Nel corso dell’attività investigativa è stato scongiurato un omicidio e sono state sequestrate ingenti quantità di sostanze stupefacenti e armi da fuoco.

L’articolata e complessa attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Enna e dal Commissariato di P.S. di Leonforte, in collaborazione con la Squadra Mobile della Questura di Catania, i Reparti Prevenzione Crimine di Palermo e Catania, le unità cinofile delle Questure di Catania e Palermo e della Polizia di Frontiera di Catania e del Reparto Volo di Palermo, trae origine dall’operazione denominata “Homo Novus” di cui ne è la naturale prosecuzione. Questa operazione nel 2014 aveva portato all’arresto e alla successiva condanna, per il reato di cui all’art. 416 bis c.p. ed altri reati, degli affiliati ad una neocostituita “famiglia” di “Cosa Nostra” di Leonforte (articolazione della tradizionale famiglia mafiosa ennese) facente capo a Giovanni Fiorenz  e ai figli.

Gli uomini della Squadra Mobile e del Commissariato di P.S. di Leonforte, coordinati dalla Procura Distrettuale Antimafia di Caltanissetta, hanno condotto le indagini per oltre un anno e mezzo mettendo in evidenza come i figli di Fiorenza, sebbene reclusi in carcere, non  siano rimasti inerti, ma abbiano diretto attivamente l’associazione criminale della famiglia mafiosa, dando precise disposizioni e direttive, anche a mezzo di comunicazioni epistolari (da qui il nome dell’operazione “Caput Silente”).

Il gruppo criminale smantellato oggi, ha cercato di assicurarsi il controllo del territorio mediante l’imposizione agli imprenditori locali della cosiddetta “messa a posto” e di gestire in regime di monopolio il traffico delle sostanze stupefacenti del tipo marijuana, hashish e cocaina. Le indagini, svolte mediante intercettazioni telefoniche, ambientali e di videoriprese, sono state supportate anche dai classici metodi investigativi, attività di appostamento e pedinamento. E’ stata così documentata la complessa e articolata attività criminosa. Innumerevoli le cessioni di stupefacente verso gli acquirenti e diversi gli episodi di danneggiamento, tra i quali spiccano quelli effettuati all’indirizzo di imprenditori appartenenti anche alla locale associazione Antiracket e quelli gravissimi consumati ai danni di due poliziotti in servizio presso la Squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato di Leonforte.

Il “modus operandi” della maggior parte dei danneggiamenti è consistito nel taglio delle gomme delle auto e nell’incisione della carrozzeria mediante solchi raffiguranti crocifissi. Ad un imprenditore sono state recapitate buste da lettera contenenti due proietti con la richiesta del pagamento di un’ingente somma di denaro. Tutti metodi tipici delle organizzazioni mafiose.

Le attività criminali sono state intraprese in nome e per conto della “famiglia”, sia nel settore del traffico degli stupefacenti sia nel settore delle estorsioni. L’attività di indagine ha permesso di acclarare la responsabilità dei fornitori all’ingrosso di stupefacenti, tutti di base a Catania.

Per quanto concerne il racket delle estorsioni, l’associazione mafiosa facente capo ai Fiorenza ha tentato di sottoporre la totalità degli operatori economici (commercianti e imprenditori), al pagamento di piccole somme a titolo di protezione, secondo il principio che era emerso nell’operazione “Homo Novus” di ottenere piccoli importi dai singoli ma da un numero sempre più elevato di soggetti. Al fine di evitare contatti diretti le comunicazioni venivano effettuate anche attraverso corrispondenza, recapitata per mezzo di uomini di fiducia liberi sul territorio.

Nel rispetto del principio di solidarietà interna dell’organizzazione mafiosa, si sono impegnati anche a raccogliere somme per il sostentamento degli affiliati detenuti e dei loro familiari.

Nell’aprile del 2019 veniva presa la decisione di uccidere uno spacciatore locale che risultava debitore insolvente di proventi legati all’attività di spaccio nonché per punirlo in quanto cercava di contrastare il regime di monopolio nel traffico imposto dall’organizzazione.

Solo il pronto intervento degli uomini della Squadra Mobile di Enna e del Commissariato di P.S. di Leonforte ha permesso di far sì che l’evento progettato non venisse portato a compimento.

Nello specifico i poliziotti hanno effettuato una perquisizione presso l’abitazione di uno degli affiliati rinvenendo, murata all’interno di un lavello all’interno del garage sottostante, una pistola semiautomatica 9×19 che sarebbe servita per compiere il delitto.

Nel corso dell’attività investigativa, gli uomini della Polizia di Stato hanno arrestato 19 persone in flagranza di reato e sequestrato ingenti quantità di sostanze stupefacenti.

All’esito delle indagini i Magistrati della Procura hanno avanzato richiesta di misura cautelare al G.I.P., il quale – valutata ogni singola posizione in ordine ai gravi fatti indiziari che degli specifici pregiudizi penali di ogni singolo indagato – ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 30 indagati.

Dopo gli adempimenti di rito ed il relativo fotosegnalamento a cura del Gabinetto Provinciale di Polizia Scientifica, tutte le persone catturate sono state associate in svariate strutture carcerarie o posti agli arresti domiciliari a disposizione della Procura Distrettuale Antimafia di Caltanissetta.

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Catania: Serata evento “TI amo da morire” in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere

“Ti amo da morire. Confronto sulla lotta contro il femminicidio e la violenza di genere”, questo il tema della serata evento che si terrà lunedì, 25 novembre. L’incontro sarà aperto dalla forte testimonianza dell’imprenditrice Gabriela Scibilia, che ospiterà l’evento, seguirà l’impegno delle istituzioni scolastiche, rappresentate dall’Istituto Marconi-Magano e dall’Eris, rispettivamente Maria Catena Trovato e da Antonio Oliveri; il sostegno dei club service, come il Rotary, con Cinzia Torrisi, assistente del governatore, e del volontariato come l’associazione Aurea Caritate, rappresentata da Anthea Di Benedetto. E ancora: professioniste impegnate sul fronte della difesa dei diritti dei bambini e degli adolescenti: la garante al Comune di Pedara, Katya Germanà, e Letizia Ferrante, psicoterapeuta presso Olos Centro studi; e il presidente della I Municipalità, Francesco Bassini. Testimonianza di Vera Squatrito, che da anni opera affinchè il sacrificio della figlia Giordana non sia stato inutile e proprio a lei è dedicato l’abito simbolo, Ti amo da morire, realizzato dalla stilista Rosa Platania, con l’assistenza di Flavio Massimo Nisi, indossato da Giuliana Petrizzo, accompagnata da Eros Piazza. Conclusioni e regia della serata evento a cura di Liliana Nigro, docente dell’Accademia di belle arti di Catania. Modera l’incontro il giornalista Daniele Lo Porto.

L’evento del 25 novembre, al Casale dell’Arte, via Plaja, 200, dalle 20, dopo una ampia tavola rotonda, sarà conclusa con la proiezione di un corto realizzato dal filmmaker Piero Sabatino, con la sfilata di abiti della stilista Pina Nannuli Scaminaci, con la performance degli studenti dell’Istituto Marconi-Mangano, diretti da Salvo Valentino e Pietro Coccuzza, esperti del laboratorio teatrale, e dalla sfilata degli allievi dell’Accademia di Belle arti di Catania, diretti dalla professoressa Liliana Nigro.

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Piano Rifiuti, ok dalla giunta. Schifani: «Passo decisivo per realizzare i termovalorizzatori»

Due termovalorizzatori, uno a Palermo e uno a Catania, 31 impianti di compostaggio (14 nuovi, di cui 6 pubblici), 24 biodigestori (20 nuovi, di cui 11 pubblici), 16 piattaforme tutte pubbliche di selezione del recupero per la raffinazione (di cui 11 nuove) che sostituiranno e miglioreranno i vecchi impianti Tmb. Lo prevede il nuovo Piano di gestione dei rifiuti approvato dalla giunta regionale, convocata dal presidente della Regione Siciliana Renato Schifani. Tra gli obiettivi del piano ci sono: il recupero del 65% dei rifiuti urbani, l’eliminazione dei trasferimenti dei rifiuti fuori Regione, la riduzione del 40% dei costi di trattamento rispetto a quelli attuali con un risparmio di circa 150 milioni annui, e la riduzione del conferimento in discarica depositando non oltre il 10% di tutti i rifiuti prodotti, rispettando così gli obblighi previsti dalla normativa europea. Il presidente Schifani, nella qualità di commissario straordinario per l’emergenza rifiuti, ha firmato l’ordinanza che adotta il Piano, mentre la responsabilità del procedimento resterà in capo all’apposito Ufficio speciale. «L’approvazione del nuovo Piano rifiuti – dichiara il presidente della Regione – costituisce finalmente il punto di partenza concreto per la realizzazione dei termovalorizzatori in quanto condizione indispensabile.

Adesso passeremo alla fase della progettazione e al successivo appalto dei lavori e della gestione entro il 2025 e non oltre i primi mesi del 2026. Andremo avanti spediti, nell’interesse dei siciliani, senza indugiare mai su un pilastro portante del mio programma di governo. Archiviamo così definitivamente la stagione del conferimento in discarica sempre più gravosa per l’ambiente e offriamo una risposta integrata alla difficile situazione dei rifiuti in Sicilia che troppi oneri scarica sui cittadini e sui bilanci pubblici». Il Piano consente di modificare immediatamente i 18 Piani d’Ambito e di far partire il percorso per la realizzazione degli impianti di riduzione del conferimento in discarica dei rifiuti e l’eliminazione dei trasferimenti fuori Regione, con la drastica riduzione dei costi a carico dei cittadini siciliani, degli enti locali e della stessa Regione in relazione alla progressiva attuazione degli obiettivi di riciclaggio e recupero. In particolare, i termovalorizzatori, le cui aree di realizzazione sono state già individuate nel sito di Bellolampo a Palermo e nell’area industriale di Catania dopo alcune conferenze di servizio con i principali enti coinvolti, saranno interamente pubblici e realizzati dalla Regione con i fondi già stanziati all’interno dell’Accordo di coesione siglato a maggio con la Presidenza del Consiglio dei Ministri. I due impianti avranno una capacità complessiva di 600 mila tonnellate annue e produrranno insieme una potenza energetica di 50 Megawatt. Il nuovo Piano arriva al culmine di un complesso procedimento che ha visto coinvolti l’Assemblea regionale siciliana, le autonomie locali, gli operatori d’ambito e ha ottenuto le valutazioni ambientali strategiche dopo lo svolgimento di tutti gli adempimenti istruttori. In ultimo, qualche settimana fa il parere positivo del Cga sulla procedura da adottare che ha dato l’ok definitivo all’ordinanza per approvare il nuovo piano di gestione dei rifiuti.

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Catania: al via oggi nelle scuole della città il progetto Educare alla Cultura della Legalità

Ha preso il via oggi il progetto di educazione alla cultura della legalità promosso dalla Polizia di Stato e rivolto agli studenti di quattro scuole della città.

Fortemente voluta dal Questore di Catania, l’iniziativa nasce grazie ad un’intesa con diversi attori istituzionali e sociali del territorio, in particolare con Confindustria Catania, con i Dirigenti scolastici, con le Associazioni antiracket e con professionisti della comunicazione.

Il primo incontro si è svolto, questa mattina, presso l’Istituto Omnicomprensivo “Pestalozzi”, nel quartiere Librino, con il coinvolgimento diretto degli alunni delle classi terze, quarte e quinte della scuola superiore di secondo grado.

Ad interloquire con i ragazzi è stato il Questore, dott. Giuseppe Bellassai, che ha introdotto il tema principale dell’incontro incentrato sul fenomeno mafioso, spiegando le diverse fasi legate alla nascita e all’evoluzione delle organizzazioni criminali, soffermandosi, in particolare, sulle attività illecite che trovano nello spaccio di droga il volano dell’economia dell’intero sistema mafioso.

Il Questore ha tracciato, poi, il profilo storico e organizzativo delle cosche che operano nel territorio catanese, mostrando alcune immagini relative alla ripartizione delle diverse piazze di spaccio, gestite dalle diverse organizzazioni criminali.

Tra gli altri temi affrontati durante l’incontro spicca senz’altro quello legato alla violenza di genere, anche in ragione della ormai prossima ricorrenza della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Le considerazioni del Questore, che ha mostrato anche alcune slides relative ai temi trattati, hanno catturato l’attenzione dei ragazzi che si sono sentiti coinvolti per poi esprimere e condividere le loro riflessioni e le loro emozioni, dando vita ad un vivace dibattito.

Ha destato interesse anche l’intervento della Vice Presidente di Confindustria Catania, dott.ssa Monica Luca, che si è soffermata sul mondo delle attività imprenditoriali e di come sia possibile fare impresa nel territorio senza cedere, in alcun modo, ai fenomeni del racket e dell’usura, trovando nelle Forze di Polizia un supporto immediato e concreto.

Il progetto della Questura di Catania proseguirà nei prossimi giorni, con ulteriori tappe nelle scuole cittadine.

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