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ATTUALITÀ

“Sosia, la vita degli altri”, il nuovo docu-film del regista siciliano Salvo Spoto trionfa al Festival di Benevento

Dopo “Fuitina” e “Cimena”, opere pluripremiate e di assoluto spessore artistico e documentaristico, il regista Salvo Spoto – siciliano e fiumefreddese doc ma trapiantato da anni a Milano – ha sfornato un altro lavoro dei suoi.  

Stavolta è l’anima – ma anche mente e braccio – di “Sosia, la vita degli altri”, lungometraggio che viaggia e si sviluppa su due livelli ben distinti ma strettamente legati tra loro: il primo racconta del rapporto – scherzoso prima, turbolento poi – tra Bruno Barbieri, noto chef e personaggio televisivo nonché protagonista indiscusso del film, con il suo “clone” tutt’altro che naturale; la seconda parte, invece, è dedicata proprio ai sosia e al racconto delle loro singolari esperienze di vita.

Immaginate di essere un personaggio più o meno pubblico e di avere un “gemello” improvvisato che possa in qualche modo mettere a rischio la vostra stessa reputazione: il risultato sarà, ovviamente, imprevedibile per non dire esplosivo. Ed è proprio questo il nucleo centrale del docu-film “Sosia, la vita degli altri”, un percorso ricco di gag, retroscena e storie che rivelerà aspetti umani e psicologici inediti, fornendo spunti di riflessione e momenti di stupore. Un racconto dai risvolti inaspettati, che pone l’attenzione sulla condizione di sosia che alcune persone si ritrovano a vivere a volte volontariamente (per emulazione, ammirazione o semplice divertimento), altre in modo inconsapevole.

“Lavoro da 7 anni al fianco di chef Barbieri come personal manager – ha dichiarato il regista Salvo Spotoe la realizzazione di “Sosia, la vita degli altri” sancisce un percorso di grandi successi, viaggi in giro per il mondo e tanti progetti. Col tempo si è instaurato un rapporto di grande fiducia che ha fatto sì che lo chef Barbieri abbracciasse subito l’idea del docu-film, senza alcuna esitazione. Le riprese sono state effettuate nel corso della pandemia, quindi alcune interviste sono state realizzate con una troupe ridotta all’osso o da remoto, ma la distanza non ha precluso lo sviluppo della creatività e il rapporto di sintonia che è nato con i protagonisti. Tutti sono riusciti ad aprirsi – conclude Spoto – e raccontare la propria storia, in maniera intima, senza il rischio di essere giudicati”.

Lo chef Bruno Barbieri

“Più di dieci anni fa – ha invece affermato Bruno Barbierinon immaginavo che un giorno sarei stato imitato, che alcune persone volessero vestirsi come me o avere lo stesso paio di occhiali fare quello che fa Bruno Barbieri o essere Bruno Barbieri. Tutto questo da una parte mi lusinga, dall’altra mi dà una grossa responsabilità. Quando ho saputo che c’erano dei miei sosia, all’inizio ho sorriso, ma la storia di Antonello, che viene raccontata nel film, a un certo punto assume dei risvolti anche preoccupanti… e di più non posso svelare. Quando ho letto la sceneggiatura di “Sosia – la vita degli altri” sono rimasto subito colpito dal ritratto psicologico che si fa dei protagonisti e delle loro condizioni, che alle volte non vengono vissute bene e ti trascinano dentro ad un baratro del non ritorno. Sono anche molto orgoglioso di partecipare per la prima volta a un progetto cinematografico attraverso una produzione indipendente perché questo film dimostra che bastano le buone idee per dare vita a qualcosa di straordinario. D’altra parte, per fare un buon piatto servono pochi ingredienti e un pizzico di talento, parola di Bruno Barbieri”.

Il regista Salvo Spoto

Ma chi è Salvo Spoto? Autore, documentarista e regista siciliano, dopo una lunga esperienza nel settore autorale televisivo, è da sette anni personal manager di Bruno Barbieri. Ha all’attivo altri film e corti (come i sopracitati “Fuitina” e “Cimena”, ma anche “Alberomotore”), presentati a diversi Festival di Cinema nazionali e vincitori di numerosi premi.

Il suo ultimo progetto, come detto, è “Sosia, la vita degli altri”. Il docu-film, prima coproduzione cinematografica di Realize Networks (“talent agency” fondata da Pasquale Arria) insieme a Lampare Film, non è stato ancora diffuso al grande pubblico, ma ha già ricevuto un importante riconoscimento. L’opera di Spoto, infatti, ha vinto il premio come “miglior lungometraggio” nell’ambito della V edizione del Festival Nazionale Del Cinema e Della Televisione di Benevento. Spoto ritirerà il premio insieme allo chef Barbieri in occasione della serata finale della kermesse, in programma il 27 giugno nella splendida cornice dell’Arco del Sacramento.

ATTUALITÀ

Giarre: il Centro di Aiuto alla Vita festeggia vent’anni di impegno per la dignità umana

La diocesi di Acireale celebra un traguardo significativo per il Centro di Aiuto alla Vita (CAV) inaugurato nei locali della chiesa di Gesù Lavoratore di Giarre il 9 settembre 2004 dall’allora vescovo mons. Pio Vittorio Vigo. In questi vent’anni di dedizione e amore il Centro ha ampliato la sua missione, con l’apertura di altre sedi anche a Santa Venerina e Fiumefreddo di Sicilia, sostenute da volontari devoti che abbracciano tutto il territorio diocesano.

Per questa occasione il Centro di Aiuto alla Vita di Giarre organizza due eventi: venerdì 6 settembre, alle ore 18.30, un convegno sul “Fine Vita” al Teatro Rex di Giarre e domenica 15 settembre la “Giornata per la Vita”, nella struttura “Casa Betania” a Montargano di Mascali.

Gli appuntamenti intendono promuovere la riflessione e il dibattito su questioni importanti riguardanti il diritto alla vita, offrendo spazi per approfondire aspetti tecnici, etici e legali delle terapie palliative e dei diritti in ambito sanitario.

L’ obiettivo primario del CAV è stato e continua ad essere quello di sostenere le donne che si trovano ad affrontare una gravidanza inattesa o indesiderata, offrendo un sostegno amorevole che include assistenza economica, medica, psicologica e legale.

Quest’ impegno ha permesso a più di 250 bambini della diocesi, destinati a morire, di vedere la luce grazie alla scelta coraggiosa delle loro madri di portare avanti la gravidanza.

Nel 2015, presso la chiesa Gesù Lavoratore a Giarre, è stata anche realizzata una “culla per la vita”, moderna interpretazione della tradizionale “ruota degli esposti”, che ha già accolto e protetto un neonato.

Il compito del CAV non si limita solo all’azione concreta: l’impegno è volto anche alla difesa e promozione del diritto alla vita, organizzando corsi di formazione, dibattiti e convegni con relatori qualificati. Questi eventi rafforzano il tessuto sociale della comunità, ispirando una maggiore consapevolezza e impegno verso il valore sacro di ogni vita umana, dal concepimento alla morte naturale.

Dichiara Cesare Scuderi, presidente del CAV: “In questi primi vent’anni, il Centro di Aiuto alla Vita della Diocesi di Acireale ha dato frutti significativi, che ci spronano ad affrontare il futuro con rinnovato entusiasmo e dedizione. Continueremo a lavorare per offrire speranza e supporto a chiunque si trovi ad affrontare una situazione di vulnerabilità, perché crediamo che chi salva una vita, salva il mondo intero”.

L’ assistente spirituale del CAV è don Nino Russo, parroco della chiesa madre di Giarre, Sant’Isidoro Agricola, che così si esprime: “L’impegno profuso a favore della vita si batte contro la logica della non vita. Siamo qui per i tanti che, anche a causa di errori o di leggerezza, si trovano ad attendere un bambino ed hanno bisogno di essere ascoltati e per primi accettati. Spesso proprio nell’essere accolti si riscopre il desiderio di esprimere il sì alla vita: lo abbiamo sperimentato in tante coppie ma anche in tante madri che hanno poi trovato la forza di portare avanti la propria gravidanza, anche se non immediatamente gradita”.

E conclude don Nino: “E’ una gioia grande vedere poi questi bambini non solo venire alla luce, ma anche come sacerdote gioisco nel dare loro il Santo battesimo. Oggi tanti di quei bambini che non ci sarebbero stati se non con l’impegno del centro aiuto alla vita sono grandi e ci incontrano. E sono, ecco, per grazia di Dio, felici di essere uomini e donne del nostro tempo”.

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ATTUALITÀ

ViniMilo: Il progetto “Ritorno” per i vitigni gioiello dell’Etna’

La storica cantina Barone di Villagrande ha ospitato “White Volcanoes” una degustazione con un fil rouge: il terroir. I terreni vulcanici caratterizzano con il loro patrimonio minerale i vini che in questa serata sono stati degustati. Dalla Nuova Zelanda al sud Africa, dall’America alla Germania e poi i nostri vini Irpini, dell’Etna e Altoatesini.

Gli assaggi sono stati accompagnati dalle pietanze della brigata della Cantina che ha proposto il suo Bianco Superiore, tra i migliori Bianchi del versante est. Marco Nicolosi, Patron ed enologo della cantina ospitante ha accolto in pieno il progetto “Ritorno” offrendo dei terreni per la salvaguardia dei vitigni “Reliquia”.

Con Aldo Lorenzoni dell’associazione G.R.A.S.P.O. c’è stato un bel siparietto per passaggio delle consegne. Prezioso anche l’intervento della professoressa Elisabetta Nicolosi Uni CT dipartimento Alimentazione, Ambiente, Agricoltura del Università di Catania. Una bella serata in una cantina prestigiosa per valorizzare un territorio meritevole e il lavoro di chi ci vive e produce.

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AMBIENTE

ViniMilo: Il metodo classico: tra l’Etna e l’Italia

MILO – Al centro servizi di Milo, si è svolta l’interessante degustazione alla cieca di ben 13 spumanti. Il metodo classico: tra l’Etna e l’Italia.

Un’altra bella serata a cura di AIS Jonico Etneo e AIS Catania, condotta da Maria Grazia Barbagallo, vice presidente di AIS Sicilia e Orazio Di Maria, responsabile della guida Vitae di AIS.

Il Sindaco Alfio Cosentino, porta i saluti di tutta l’Amministrazione comunale che rappresenta, sottolineando il successo della manifestazione ViniMilo 2024 e la collaborazione attiva e puntuale di AIS. Apre i lavori e lascia il microfono ai due bravi ed esperti conduttori che, alternandosi, spiegano l’andamento della serata presentando territori di produzioni, cantine e storie di vigne grazie anche a delle slide esplicative.

La serata è stata catalogata “Blind Test”, degustazione alla cieca, dove il pubblico partecipante si poteva esprimere tentando di indovinare se lo spumante era siciliano o italiano oppure spingersi oltre per indovinare la cantina che lo produce.

I vini spumante metodo classico: Franciacorta, Trento DOC, Monti Lessini, Campania, Puglia, Sicilia ed Etna. La degustazione è stata composta da ben 12 etichette più una sorpresa aggiunta in itinere, un intruso, in un “gioco” che ha stimolato la platea amante delle bollicine di qualità.

Le cantine: Barone Pizzini, Moser, Tonello, Monte Somma Vesuvio, Cantine D’Araprì, Giovinco, Cantine Nicosia, Firriato, Gambino, La Contea, Tenute Orestiadi-La Gelsomina, Nicola Gumina e Vibes.

Sono intervenuti, alla fine del servizio, alcuni produttori presenti all’evento ed è stato un bel momento di confronto con il pubblico per raccontare storie di cantina e di vigna presentando anche i progetti per il futuro della spumantistica.

A metà degustazione, una bella pausa a cura del ristorante “I Quattro Archi” di Milo, un arancino col “cavolo trunzo” su una crema di formaggio ragusano, una vera delizia.

A conclusione dei lavori, Claudio Di Maria ha  ringraziato  tutti i sommellier AIS per il servizio svolto in modo eccellente.

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