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ATTUALITÀ

Espulso per video di esecuzioni capitali, sposa italiana e ne prende il cognome per tornare illegalmente

CATANIA – La polizia di Stato ha arrestato il cittadino albanese Ismet Kajlic, 27 anni, per rientro nel territorio dello Stato senza una speciale autorizzazione del Ministero dell’Interno.

Nella serata del 22 ottobre scorso, personale della D.I.G.O.S. della Questura di Catania ha arrestato il Kajlic per aver violato le disposizioni concernenti la disciplina dell’immigrazione, avendo fatto rientro sul territorio italiano nonostante l’espresso divieto imposto dal Prefetto.

Lo stesso, infatti, era stato destinatario di espulsione dal Prefetto di Catania il 24 settembre 2018 e, a seguito del contestuale ordine di accompagnamento alla frontiera emesso dal Questore di Catania, in data 26 settembre 2018, era stato portato alla frontiera aerea di Tirana.

Nel provvedimento prefettizio era espressamente previsto il divieto di reingresso nel Territorio Nazionale Italiano e nell’area Schengen per i tre anni successivi all’allontanamento dallo Stato ma, grazie all’attività informativa condotta sul territorio dalla locale D.I.G.O.S., il Kajlic è stato individuato in territorio di Santa Venerina (CT).

Il cittadino albanese, al momento del controllo, ha esibito al personale un regolare passaporto rilasciato dal Governo albanese lo scorso 31 maggio 2019 con cognome italiano ma nome straniero.

La circostanza ha destato subito sospetto agli investigatori della DIGOS che, soltanto la precisa conoscenza del contesto nel quale stavano operando consentiva loro di smascherare l’ingegnoso, quanto semplice, escamotage attuato dal Kajlic nel tentativo di eludere il dispositivo prefettizio emesso a suo carico.

Il ragazzo, in realtà, avendo contratto matrimonio in Albania il giorno precedente all’emissione del documento con una cittadina italiana, ne ha acquisito il cognome sostituendolo al proprio, così come previsto dalle leggi vigenti in quello Stato.

Munito del nuovo passaporto ha quindi fatto illegale rientro sul territorio italiano il 9 giugno scorso attraversando la frontiera terrestre slovena di Starod, dopo essere transitato dal Montenegro e dalla Croazia.

Agli investigatori è apparso fin troppo chiaro il disegno appositamente architettato al fine di eludere i controlli di frontiera e poter fare ingresso in Italia, giungendo in Sicilia attraverso un tragitto alquanto farraginoso e anomalo, considerato che il percorso più breve sarebbe quello via mare, effettivamente compiuto appena tre giorni prima dalla moglie, che aveva raggiunto casa separatamente, in maniera decisamente molto meno complicata.

La figura di Kajlic era emersa all’attenzione poiché la D.I.G.O.S. di Catania aveva accertato che aveva inviato al proprio fratello dal proprio apparecchio cellulare due video di esecuzioni capitali alquanto cruente, nonché delle foto che lo ritraevano con armi da caccia e in parte travisato.

L’arrestato, su disposizione del pubblico ministero di turno della locale Procura della Repubblica, è stato rinchiuso nel carcere di Piazza Lanza in attesa del giudizio direttissimo previsto per la data odierna.

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Intimidazione ad Altofonte, Tamajo: «Gesto crudele, solidarietà all’imprenditore colpito»

L’assessore alle Attività produttive della Regione Siciliana, Edy Tamajo, ha espresso ferma condanna per il grave atto intimidatorio ai danni di un imprenditore avvenuto ad Altofonte, in provincia di Palermo, e accompagnato dalla brutale uccisione di alcuni animali e dall’esposizione di una testa mozzata di cavallo.

«Esprimo massima solidarietà all’imprenditore vittima di un vile gesto. Questo atto di inaudita crudeltà – ha detto Tamajo – rappresenta una mentalità mafiosa che deve essere sradicata. È fondamentale che i Carabinieri e la magistratura facciano piena luce su questo episodio e portino i responsabili di fronte alla giustizia. Questi gesti di violenza devono essere affrontati non solo con l’azione delle forze dell’ordine, ma anche con un impegno forte nella diffusione della cultura della legalità nelle scuole, affinché le future generazioni possano crescere libere da questa mentalità».

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Rifiuti in Sicilia, stato di emergenza per la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea. Di Mauro: «Area in sicurezza»

La Regione Siciliana ha deliberato lo stato di crisi e di emergenza regionale per la discarica di Mazzarrà Sant’Andrea in contrada Zuppà, nel Messinese. Il provvedimento, che avrà la durata di 12 mesi, è stato adottato dalla giunta regionale, su proposta del presidente Renato Schifani. La giunta ha anche dato il via libera alla nomina del commissario delegato alla gestione della discarica: l’incarico è stato conferito al dirigente regionale del dipartimento Acque e rifiuti, Arturo Vallone, su proposta dell’assessore regionale all’Energia e ai servizi di pubblica utilità, Roberto Di Mauro.

Il dipartimento Acqua e rifiuti ha assegnato al Comune di Mazzarrà Sant’Andrea risorse per un milione e mezzo di euro, destinate ad interventi urgenti, quali operazioni di gestione ordinaria, sorveglianza attiva, dotazione di dispositivi antincendio ed emungimento del percolato.

«Stiamo agendo su due fronti – afferma l’assessore Di Mauro – da un lato adottiamo misure d’emergenza per fronteggiare le criticità ambientali e sanitarie legate al sito, dall’altro sviluppiamo un progetto per mettere in sicurezza l’intera area e proteggere dal rischio di danni ambientali gli abitanti di Mazzarrà e dei numerosi Comuni del comprensorio. Il progetto – ha aggiunto l’assessore – prevederà un investimento di circa 30 milioni di euro di risorse del Pnrr, sulla base dell’Accordo per l’attuazione degli interventi concordato con il Ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica». 

Domani, giovedì 21 novembre, alle 10,30 i tecnici dell’assessorato regionale, del Comune di Mazzarrà Sant’Andrea e altri rappresentanti istituzionali si incontreranno nel sito della discarica per stabilire il programma degli interventi.

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Catania: al via oggi nelle scuole della città il progetto Educare alla Cultura della Legalità

Ha preso il via oggi il progetto di educazione alla cultura della legalità promosso dalla Polizia di Stato e rivolto agli studenti di quattro scuole della città.

Fortemente voluta dal Questore di Catania, l’iniziativa nasce grazie ad un’intesa con diversi attori istituzionali e sociali del territorio, in particolare con Confindustria Catania, con i Dirigenti scolastici, con le Associazioni antiracket e con professionisti della comunicazione.

Il primo incontro si è svolto, questa mattina, presso l’Istituto Omnicomprensivo “Pestalozzi”, nel quartiere Librino, con il coinvolgimento diretto degli alunni delle classi terze, quarte e quinte della scuola superiore di secondo grado.

Ad interloquire con i ragazzi è stato il Questore, dott. Giuseppe Bellassai, che ha introdotto il tema principale dell’incontro incentrato sul fenomeno mafioso, spiegando le diverse fasi legate alla nascita e all’evoluzione delle organizzazioni criminali, soffermandosi, in particolare, sulle attività illecite che trovano nello spaccio di droga il volano dell’economia dell’intero sistema mafioso.

Il Questore ha tracciato, poi, il profilo storico e organizzativo delle cosche che operano nel territorio catanese, mostrando alcune immagini relative alla ripartizione delle diverse piazze di spaccio, gestite dalle diverse organizzazioni criminali.

Tra gli altri temi affrontati durante l’incontro spicca senz’altro quello legato alla violenza di genere, anche in ragione della ormai prossima ricorrenza della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.

Le considerazioni del Questore, che ha mostrato anche alcune slides relative ai temi trattati, hanno catturato l’attenzione dei ragazzi che si sono sentiti coinvolti per poi esprimere e condividere le loro riflessioni e le loro emozioni, dando vita ad un vivace dibattito.

Ha destato interesse anche l’intervento della Vice Presidente di Confindustria Catania, dott.ssa Monica Luca, che si è soffermata sul mondo delle attività imprenditoriali e di come sia possibile fare impresa nel territorio senza cedere, in alcun modo, ai fenomeni del racket e dell’usura, trovando nelle Forze di Polizia un supporto immediato e concreto.

Il progetto della Questura di Catania proseguirà nei prossimi giorni, con ulteriori tappe nelle scuole cittadine.

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