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SANITÀ

Sicilia: le persone affette da disturbi dell’alimentazione sono aumentate del 30% rispetto al 2018

Da un recente sondaggio, effettuato sulla popolazione siciliana, è emerso che, su un campione di 1.470 giovani, più di un adolescente su cinque, in base alla risposta fornita in occasione del sondaggio sul tema della nutrizione e dei disturbi alimentari, manifesta un primo campanello d’allarme. Si tratta di casi per i quali un intervento preventivo permetterebbe di scongiurare un’evoluzione patologica del problema ed evitare di arrivare per esempio ai casi estremi, quali anoressia o bulimia.

Il dato statistico è emerso dal questionario sottoposto in numerose scuole secondarie di secondo grado tra Palermo e provincia nell’ambito di una ricerca condotta grazie a un lavoro sinergico tra l’Ordine degli psicologi della Regione Siciliana, il Dipartimento di scienze psicologiche, pedagogiche, dell’esercizio fisico e della formazione dell’Università degli Studi di Palermo e l’Istituto per la ricerca e l’innovazione biomedica del Consiglio nazionale delle ricerche.

I risultati, sono stati presentati all’Ars, durante un convegno organizzato dall’Oprs in occasione della Giornata del fiocco lilla istituita nel 2012 e dedicata a questa tematiche.
“Un soggetto su cinque può essere considerato potenzialmente a rischio”, ha spiegato Salvatore Gullo, professore di psicologia clinica dell’Università di Palermo, che ha condotto la ricerca insieme alla dottoressa Silvia Ruggeri del Cnr. “Il 10% dei partecipanti – ha aggiunto – ha ottenuto punteggi tipici dei soggetti che hanno dei disturbi alimentari. I risultati sono andati oltre le aspettative ed è la ragione per cui consideriamo allarmanti questi numeri. Ecco perché l’Organizzazione mondale della sanità ha utilizzato l’espressione epidemia nascosta”. Nella strutturazione della ricerca sono stati considerati anche numerosi fattori fra i quali l’utilizzo dei social network, il bullismo e altri più tecnici come l’indice di massa corporea. “Circa il 40% dei giovani intervistati – ha dichiarato il professore Gullo – aveva un Indice di massa corporea al di sotto o al di sopra della soglia del range normopeso. Di questi, il 10% addirittura si trovava al di sotto del 17,5 che indica invece una condizione di sottopeso già preoccupante”.

Secondo la presidente dell’Ordine degli psicologi della Regione Siciliana, Gaetana D’Agostino, la ricerca condotta “introduce alcune interessanti novità su un fenomeno che coinvolge sempre più frequentemente anche preadolescenti e bambini rappresentando un’enorme sfida per la salute pubblica. Stando agli ultimi dati ministeriali, infatti, in Sicilia le persone affette da disturbi dell’alimentazione sono aumentate del 30% rispetto al 2018. Bisogna intervenire tempestivamente per contribuire a fermare questa epidemia nascosta”.

SANITÀ

Bollettino RespiVirNet: in Italia un milione e mezzo di persone a letto con l’influenza

Sono stati 373mila i casi di sindrome simil influenzale nell’ultima settimana, dal 4 al 10 novembre.  Dall’inizio della sorveglianza, il 14 ottobre, i casi potrebbero avere gia’ raggiunto e superato ad oggi il milione e mezzo.

Fino al 10 novembre infatti se ne erano contati  1.365.000.

Emerge dal primo bollettino epidemiologico della sorveglianza RespiVirNet, pubblicato dall’Istituto superiore di Sanità. Nella 45/ma settimana del 2024 l’incidenza delle sindromi simil-influenzali è in lieve aumento rispetto alla settimana precedente ed è pari a 6,3 casi per mille assistiti (era 5,2) sovrapponibile a quella osservata nella scorsa stagione (6,4 nella 45/ma settimana del 2023). Nei bambini sotto i 5 anni di età l’incidenza è pari a 13,8 casi per mille assistiti (11,0 nella settimana precedente).

In tutte le Regioni e province autonome il livello dell’incidenza è sotto o leggermente sopra la soglia basale. La P.A. di Bolzano, la Basilicata e la Calabria non hanno ancora attivato la sorveglianza RespiVirNet. 

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SANITÀ

Allarme Cnel: in Italia pochi medici generici rispetto a quelli in servizio negli altri Paesi Ue

In Italia la dotazione di medici di medicina generale è di 68,1 per 100.000 abitanti, rispetto al 72,8 della Germania, il 94,4 della Spagna e il 96,6 della Francia.

È quanto evidenzia il Cnel nella Relazione annuale sui servizi della PA, presentata lo scorso 14 ottobre. Anche la presenza di infermieri è particolarmente bassa in Italia rispetto al contesto europeo: 621,3 ogni 100.000 abitanti, a fronte di 633,9 in Spagna, 858,1 in Francia e 1.203,2 in Germania Negli ultimi 10 anni – scrive il Cnel in una sintesi – il numero di medici generici è diminuito di oltre 6 mila unità, scendendo al di sotto dei 40 mila nel 2022, dato previsto in ulteriore peggioramento nei prossimi anni per via dei pensionamenti.

Va considerato, infatti, che il 77% dei medici generici è over 54enne. La loro carenza riguarda soprattutto il Nord, con 59,9 per 100.000 abitanti, a fronte di 63,9 al Centro e 72 nel Mezzogiorno. Il numero di assistiti è quindi fortemente aumentato: da 1.156 nel 2012 a 1.301 nel 2022. La percentuale di medici di medicina generale con più di 1.500 assistiti (limite superiore fissato dalla normativa vigente) è passato dal 27,3% al 47,7%, con una forbice amplissima, tra il 71% della Lombardia e il 22,4% della Sicilia. 

La relazione considera anche l’insieme del personale medico (generico e specialistico): in questo caso si arriva in Italia a 423,4 ogni 100.000 abitanti, collocando il nostro Paese al quattordicesimo posto nell’Unione europea. Il dato generale indica che la dotazione di medici risulta più elevata rispetto alla Francia (318,3), ma ancora una volta più bassa rispetto a Germania (453) e Spagna (448,7). La presenza risulta maggiore al Centro (477,5) e più bassa nel Nord-Ovest (398,1). 

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SANITÀ

Studio sui giovani: se isolati si sentono in pericolo e l’uso dello smartphone non li aiuta

Gli adolescenti vanno in allarme quando stanno qualche ora da soli e l’interazione online non sembra migliorare la cosa. Lo rivela uno studio pubblicato sul Royal Society Open Science e condotto presso l’Università di Cambridge.

Nell’esperimento 40 giovani tra i 16 e i 19 anni sono stati sottoposti a test prima e dopo alcune ore di isolamento, sia con e sia senza i loro smartphone.

In molti paesi è stata dichiarata un’epidemia di solitudine, per questo i ricercatori hanno voluto ‘indurre’ la solitudine negli adolescenti per studiarne gli effetti attraverso una serie di test.

Gli scienziati hanno scoperto che periodi di isolamento, inclusi quelli in cui i partecipanti potevano usare i telefoni, portavano a una maggiore risposta di allerta come se i giovani percepissero la presenza di un pericolo. Gli autori dello studio suggeriscono che l’isolamento e la solitudine possano causare uno stato mentale di eccessiva “vigilanza”, insomma possono metterci in allerta come se vi fosse una minaccia imminente, e che questo stato non è prevenuto nemmeno in presenza di connessioni virtuali, con potenziali effetti negativi sulla salute mentale degli adolescenti nel tempo.

Secondo i ricercatori, l’isolamento sociale potrebbe contribuire all’aumento dei disturbi d’ansia tra i giovani, caratterizzati da risposte di paura persistenti e amplificate.

 Precedenti studi sugli animali avevano mostrato che l’isolamento provoca comportamenti ansiosi e risposte alla minaccia, ma si pensa che questo sia il primo studio a dimostrare effetti simili in esperimenti con esseri umani.

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