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SANITÀ

Sanità: l’Università di Palermo è titolare di un nuovo brevetto che riguarda un sistema centralizzato di condivisione dei dati radiologici

L’ Università di Palermo è titolare di un nuovo brevetto, di cui sono inventori Emanuele Grassedonio e Riccardo Raspante del Dipartimento Biomedicina, Neuroscienze e Diagnostica Avanzata, che hanno sviluppato un sistema centralizzato che permette la condivisione sicura ed efficiente di dati radiologici (immagini e referti) tra strutture sanitarie diverse.

Si tratta di un brevetto industriale applicabile all’integrazione di tecnologie nel settore sanitario, con una durata di vent’anni dalla data di deposito, che garantisce l’interoperabilità tra i diversi sistemi universalmente utilizzati per l’esecuzione, la refertazione e l’archiviazione degli esami radiologici.

“Il nostro Ateneo, come titolare del brevetto, svolge un ruolo fondamentale in questo progetto di cui siamo particolarmente orgogliosi – commenta il Rettore Massimo Midiri – Utilizzando il nuovo processo si potrà dare un impatto positivo alla ricerca scientifica, facilitando studi retrospettivi su dati radiologici e migliorando la qualità dei trattamenti.

Sul fronte della didattica migliorerebbe la formazione degli studenti in ambito radiologico, sfruttando un training di refertazione su una coorte di pazienti molto più ampia rispetto a quella di una singola struttura sanitaria. Gli studenti potranno avere accesso ad un ambiente tecnologico avanzato per apprendere le competenze necessarie nel campo dell’informatica sanitaria e della radiologia. Questo sistema farebbe altresì da volano al miglioramento e all’utilizzo di sistemi di intelligenza artificiale come machine learning”.

“Faccio i miei complimenti al professore Grassedonio e al dottore Raspante per il loro progetto. Nell’era della sanità digitale, il brevetto di un nuovo e sicuro sistema che permette la condivisione in tempo reale delle immagini radiologiche rappresenta un passo importante verso un’assistenza sanitaria più efficiente – dichiara la direttrice Generale del Policlinico Giaccone, Maria Grazia Furnari – Il sistema brevettato dai nostri radiologi consente una migliore personalizzazione delle cure, riducendo tempi di attesa e migliorando gli esiti clinici.

Inoltre, l’accesso immediato ai dati radiologici da parte di più strutture e professionisti diminuisce la necessità di ripetere esami, limitando le esposizioni a ulteriori radiazioni e, al contempo, contenendo i costi sanitari”.

“L’obiettivo del progetto è quello di migliorare l’efficienza e la sicurezza nella gestione e condivisione dei dati radiologici tra strutture e la sua implementazione ridurrebbe la duplicazione di esami, diminuendo i costi sanitari e migliorando la qualità delle cure” sottolineano Emanuele Grassedonio e Riccardo Raspante.

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SANITÀ

Bollettino RespiVirNet: in Italia un milione e mezzo di persone a letto con l’influenza

Sono stati 373mila i casi di sindrome simil influenzale nell’ultima settimana, dal 4 al 10 novembre.  Dall’inizio della sorveglianza, il 14 ottobre, i casi potrebbero avere gia’ raggiunto e superato ad oggi il milione e mezzo.

Fino al 10 novembre infatti se ne erano contati  1.365.000.

Emerge dal primo bollettino epidemiologico della sorveglianza RespiVirNet, pubblicato dall’Istituto superiore di Sanità. Nella 45/ma settimana del 2024 l’incidenza delle sindromi simil-influenzali è in lieve aumento rispetto alla settimana precedente ed è pari a 6,3 casi per mille assistiti (era 5,2) sovrapponibile a quella osservata nella scorsa stagione (6,4 nella 45/ma settimana del 2023). Nei bambini sotto i 5 anni di età l’incidenza è pari a 13,8 casi per mille assistiti (11,0 nella settimana precedente).

In tutte le Regioni e province autonome il livello dell’incidenza è sotto o leggermente sopra la soglia basale. La P.A. di Bolzano, la Basilicata e la Calabria non hanno ancora attivato la sorveglianza RespiVirNet. 

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SANITÀ

Allarme Cnel: in Italia pochi medici generici rispetto a quelli in servizio negli altri Paesi Ue

In Italia la dotazione di medici di medicina generale è di 68,1 per 100.000 abitanti, rispetto al 72,8 della Germania, il 94,4 della Spagna e il 96,6 della Francia.

È quanto evidenzia il Cnel nella Relazione annuale sui servizi della PA, presentata lo scorso 14 ottobre. Anche la presenza di infermieri è particolarmente bassa in Italia rispetto al contesto europeo: 621,3 ogni 100.000 abitanti, a fronte di 633,9 in Spagna, 858,1 in Francia e 1.203,2 in Germania Negli ultimi 10 anni – scrive il Cnel in una sintesi – il numero di medici generici è diminuito di oltre 6 mila unità, scendendo al di sotto dei 40 mila nel 2022, dato previsto in ulteriore peggioramento nei prossimi anni per via dei pensionamenti.

Va considerato, infatti, che il 77% dei medici generici è over 54enne. La loro carenza riguarda soprattutto il Nord, con 59,9 per 100.000 abitanti, a fronte di 63,9 al Centro e 72 nel Mezzogiorno. Il numero di assistiti è quindi fortemente aumentato: da 1.156 nel 2012 a 1.301 nel 2022. La percentuale di medici di medicina generale con più di 1.500 assistiti (limite superiore fissato dalla normativa vigente) è passato dal 27,3% al 47,7%, con una forbice amplissima, tra il 71% della Lombardia e il 22,4% della Sicilia. 

La relazione considera anche l’insieme del personale medico (generico e specialistico): in questo caso si arriva in Italia a 423,4 ogni 100.000 abitanti, collocando il nostro Paese al quattordicesimo posto nell’Unione europea. Il dato generale indica che la dotazione di medici risulta più elevata rispetto alla Francia (318,3), ma ancora una volta più bassa rispetto a Germania (453) e Spagna (448,7). La presenza risulta maggiore al Centro (477,5) e più bassa nel Nord-Ovest (398,1). 

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SANITÀ

Studio sui giovani: se isolati si sentono in pericolo e l’uso dello smartphone non li aiuta

Gli adolescenti vanno in allarme quando stanno qualche ora da soli e l’interazione online non sembra migliorare la cosa. Lo rivela uno studio pubblicato sul Royal Society Open Science e condotto presso l’Università di Cambridge.

Nell’esperimento 40 giovani tra i 16 e i 19 anni sono stati sottoposti a test prima e dopo alcune ore di isolamento, sia con e sia senza i loro smartphone.

In molti paesi è stata dichiarata un’epidemia di solitudine, per questo i ricercatori hanno voluto ‘indurre’ la solitudine negli adolescenti per studiarne gli effetti attraverso una serie di test.

Gli scienziati hanno scoperto che periodi di isolamento, inclusi quelli in cui i partecipanti potevano usare i telefoni, portavano a una maggiore risposta di allerta come se i giovani percepissero la presenza di un pericolo. Gli autori dello studio suggeriscono che l’isolamento e la solitudine possano causare uno stato mentale di eccessiva “vigilanza”, insomma possono metterci in allerta come se vi fosse una minaccia imminente, e che questo stato non è prevenuto nemmeno in presenza di connessioni virtuali, con potenziali effetti negativi sulla salute mentale degli adolescenti nel tempo.

Secondo i ricercatori, l’isolamento sociale potrebbe contribuire all’aumento dei disturbi d’ansia tra i giovani, caratterizzati da risposte di paura persistenti e amplificate.

 Precedenti studi sugli animali avevano mostrato che l’isolamento provoca comportamenti ansiosi e risposte alla minaccia, ma si pensa che questo sia il primo studio a dimostrare effetti simili in esperimenti con esseri umani.

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