CRONACA
Catania, detenzione e omessa custodia di armi e munizioni: denunciate dalla Polizia due persone
Avevano denunciato la detenzione in casa di alcuni armi, ma al momento del controllo della Polizia di Stato non ne erano più in possesso; per questa ragione due catanesi sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria.
L’attività, condotta dagli agenti del Commissariato di pubblica sicurezza “Borgo Ognina”, si inserisce nell’ambito dei costanti controlli predisposti dalla Questura per verificare il rispetto della normativa in materia di armi e munizioni e, in particolare, la sussistenza dei requisiti soggettivi prescritti in capo ai detentori.
Nel caso specifico, i due uomini sono stati sottoposti ad un controllo amministrativo di routine nelle rispettive abitazioni di residenza. Tuttavia, durante il controllo i poliziotti hanno potuto accertare che, nonostante i due uomini avessero denunciato la detenzione delle armi proprio in quei luoghi, entrambi non ne erano più in possesso e, richieste loro spiegazioni in merito, non fornivano alcuna giustificazione plausibile.
Per tali ragioni, gli agenti hanno deferito entrambi all’AG per omessa custodia di armi.
La normativa vigente stabilisce che chiunque detiene un’arma deve presentare ogni cinque anni il certificato medico di idoneità psicofisica alla detenzione. Inoltre, chi acquista o sposta un’arma da un luogo ad un altro deve denunciare tale condotta entro 72 ore all’Autorità di pubblica sicurezza. Rispettare queste regole è fondamentale per non incorrere nelle sanzioni previste dalla legge penale.
Nell’anno in corso, i poliziotti del Commissariato di pubblica sicurezza “Borgo Ognina” hanno controllato oltre 600 detentori, alcuni dei quali sono stati denunciati all’autorità giudiziaria e segnalati alla Prefettura per l’emissione di un decreto di divieto detenzioni armi.
Ulteriori attività di controllo di questo tipo sono state programmate e proseguiranno anche nei prossimi giorni.
CRONACA
“Ti amo da morire”: Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza di genere
CATANIA – “Ti amo da morire. Confronto sulla lotta contro il femminicidio e la violenza di genere”, questo il tema della serata evento che si terrà lunedì, 25 novembre. L’incontro sarà aperto dalla forte testimonianza dell’imprenditrice Gabriela Scibilia, che ospiterà l’evento, seguirà l’impegno delle istituzioni scolastiche, rappresentate dall’Istituto Marconi-Magano e dall’Eris, rispettivamente Maria Catena Trovato e da Antonio Oliveri; il sostegno dei club service, come il Rotary, con Cinzia Torrisi, assistente del governatore, e del volontariato come l’associazione Aurea Caritate, rappresentata da Anthea Di Benedetto.
E ancora: professioniste impegnate sul fronte della difesa dei diritti dei bambini e degli adolescenti: la garante al Comune di Pedara, Katya Germanà, e Letizia Ferrante, psicoterapeuta presso Olos Centro studi; e il presidente della I Municipalità, Francesco Bassini. Testimonianza di Vera Squatrito, che da anni opera affinchè il sacrificio della figlia Giordana non sia stato inutile e proprio a lei è dedicato l’abito simbolo, Ti amo da morire, realizzato dalla stilista Rosa Platania, con l’assistenza di Flavio Massimo Nisi, indossato da Giuliana Petrizzo, accompagnata da Eros Piazza. Conclusioni e regia della serata evento a cura di Liliana Nigro, docente dell’Accademia di belle arti di Catania. Modera l’incontro il giornalista Daniele Lo Porto. L’evento del 25 novembre, al Casale dell’Arte, via Plaja, 200, dalle 20, dopo una ampia tavola rotonda, sarà conclusa con la proiezione di un corto realizzato dal filmmaker Piero Sabatino, con la sfilata di abiti della stilista Pina Nannuli Scaminaci, con la performance degli studenti dell’Istituto Marconi-Mangano, diretti da Salvo Valentino e Pietro Coccuzza, esperti del laboratorio teatrale, e dalla sfilata degli allievi dell’Accademia di Belle arti di Catania, diretti dalla professoressa Liliana Nigro.
CRONACA
Caltanissetta, anziano trovato morto in casa: proseguono le indagini. Domani l’autopsia
Una ferita alla nuca di Ignazio Polizzi, l’uomo di 77 anni trovato morto ieri nella sua abitazione in via Lunetta a Caltanissetta, non convince gli investigatori che stanno tentando di fare luce su un decesso dai contorni poco chiari.
Così come non convincono le dichiarazioni del fratello, poco più giovane di lui che al momento dell’accaduto si trovava in casa e avrebbe fornito risposte contrastanti.
Un contesto umile quello in cui vivevano i due fratelli che condividevano l’appartamento con un’altra sorella, allettata e in stato di coma vegetativo, e una zia molto anziana. La vittima viene descritta dai vicini come una persona molto gentile che aiutava anche una famiglia di immigrati quando aveva problemi con le riserve idriche o in caso di altre necessità quotidiane. Il fratello invece, sempre secondo quanto raccontato dai vicini, si limitava solo a salutare. Intanto la Squadra Mobile di Caltanissetta sta continuando ad interrogare familiari e vicini di casa. Tutti si starebbero mostrando abbastanza collaborativi. La salma di Ignazio Polizzi si trova all’obitorio dell’ospedale Sant’Elia e nelle prossime ore sarà eseguita l’autopsia.
CRONACA
Siracusa: ritrovato in una cella un pacco contenente droga e 22 cellulari. Il Sippe lancia l’allarme
Ben 22 telefoni cellulari, quasi un chilo di hashish e 2,5 grammi di cocaina, erano stati nascosti in un pacco postale destinato a un detenuto rinchiuso nel carcere di contrada Cavadonna a Siracusa.
Lo rende noto il Sippe, sindacato di polizia penitenziaria.
Gli agenti dopo la scoperta hanno effettuato una perquisizione nelle celle trovando altri 14 telefonini. “Chiediamo immediati interventi – dice il dirigente nazionale del Sippe, Nello Bongiovanni – perché la carenza del personale è diventata oramai cronica e pericolosa per la sicurezza degli istituti penitenziari. Il Sippe da tempo chiede provvedimenti seri ed una riforma totale della polizia penitenziaria”.
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